Stava portando 13 immigrati sui campi: arrestato presunto “caporale” del Mali

20 Mag 2017 10:55 - di Lorenza Mariani

Ci risiamo: e quando il sommerso viene a galla, indignazione e incredulità straripano. Ancora una grave denuncia su un episodio di caporalato che, inquesto caso, vede tra le vittime 13 extracomunitari di origine africana provenienti dalla baraccopoli abusiva sorta a ridosso del Centro accoglienza richiedenti asilo di Borgo Mezzanone, alcuni anche ospiti di quest’ultimo.

Portava 13 extracomunitari sui campi: fermato “caporale” malese

Dunque: intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro con impiego di operaio privo del permesso di soggiorno, nonché resistenza a pubblico ufficiale, sono i reati a carico di un uomo originario del Mali, L. D., 49 anni, da dieci in Italia, fermato dai carabinieri della Compagnia di Foggia nell’ambito di un servizio anticaporalato nelle campagne di Manfredonia, in località Amendola. L’uomo è stato bloccato dai miliatri mentre era alla guida di un Ford Transit con targa bulgara. Poco prima aveva fatto salire 13 immigrati di origine africana provenienti dalla baraccopoli abusiva sorta a ridosso del Centro accoglienza richiedenti asilo di Borgo Mezzanone. L’uomo, alla vista dei carabinieri, ha tentato anche la fuga, colpendo con calci e pugni i militari che gli impedivano la corsa, e solo dopo un estenuante ciorpo a corpo è stato immobilizzato. A quel punto la perquisizione personale e del mezzo hanno permesso agli agenti intervenuti di entrare nel vivo dei reati commessi consentendo di rinvenire gli appunti “incriminati” che proverebbero il reclutamento degli extracomunitari, con una minuziosa contabilità che associava cifre e nomi. Secondo gli inquirenti dietro il fermo dell’uomo e il suo operato clandestino ci sarebbe una organizzazione imprenditoriale dedita allo sfruttamento dei lavoratori. I passeggeri, non a caso, erano per la maggior parte della stessa nazionalità dell’arrestato, e uno di loro è risultato irregolare sul territorio nazionale.

L’ombra di un’organizzazione imprenditoriale dietro lo sfruttamento 

Interrogati dai militari con l’ausilio di un interprete, alcuni hanno dichiarato di essere al primo giorno d’impiego, altri di essere stati cooptati già da diverse settimane, e comunque nessuno è stato in grado di specificare il nome del datore di lavoro, né il luogo dove prestavano la loro opera. Hanno anche ammesso di essere stati reclutati da L.D., il malese 49enne, che avrebbe fatto da intermediario con i proprietari dei terreni. Era lui che provvedeva a trasportarli con il proprio mezzo. Gli accordi prevedevano inoltre che, una volta percepita la paga, una parte avrebbero dovuto corrisponderla proprio al caporale e che la somma sarebbe stata stabilita in base a quanto percepito. Il loro trasporto era per di più effettuato in condizioni lesive della dignità umana oltre che pericolose per l’incolumità dei trasportati e degli altri utenti della strada. Il furgone era anche privo sia della copertura assicurativa che dei documenti di circolazione. In seguito a tutto questo, dunque. L. D. è stato sottoposto, dopo la convalida del fermo, agli arresti domiciliari. Le indagini proseguono per identificare i proprietari dei fondi agricoli che sfruttavano il lavoro clandestino.   

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