Scandalo a Pompei: furto agli scavi durante l’orario di apertura al pubblico

18 Mag 2017 13:32 - di Gabriele Alberti

Clamoroso furto agli scavi archeologici di Pompei, avvenuto durante l’orario di apertura al pubblico. Non c’è tregua per il sito più famoso d’Italia, nonostante Berlusconi non sia premier da molto tempo e Bondi non più ministro della cultura, reo dei famoso crollo di una delle stanze, per le quali fu indotto a dimettersi. Di pareti in seguito ne sono venute giù molte a Pompei, in virtù di leggerezze ma anche di intemperanze climatiche molto cospicue e ravvicinate nel tempo. Pur avvicendandosi sovrintendenti e ministri, a Pompei nessuno ha più chiesto la testa di nessuno, nonostante si molto facile introdursi nel sito e operare danneggiamenti oppure bivaccare all’interno dell’area, come dimostrano diversi video pubblicati in questi anni.

Pompei imbarazzante: furto durante l’apertura al pubblico

Ora che è stata sottratta una borchia in bronzo risalente al VI secolo avanti Cristo, – per carità, non di inestimabile valore – esposta in occasione dalla mostra «Pompei e i Greci» nella Palestra Grande, qualcuno dovrà pur rispondere. La borchia, ornamento per porte, era infissa su un pannello di legno e coperta solo davanti da un pannello di plexiglass. Il furto si sarebbe verificato – come detto – durante l’orario di apertura al pubblico. Imbarazzante. È stato lanciato l’allarme: sono intervenuti i militari del nucleo investigativo di Torre Annunziata, che hanno sequestrato le chiavi della Palestra e quindi l’intera area espositiva. All’esame le immagini del circuito di videosorveglianza. Alla mostra «Pompei e i Greci» sono esposti oltre 600 reperti provenienti da Pompei, Stabiae, Ercolano, Sorrento, Cuma, Capua, Poseidonia, Metaponto, Torre di Satriano, in un itinerario curato dal direttore generale della soprintendenza di Pompei, Massimo Osanna, e dal professore di archeologia classica dell’Università degli studi della Campania Vanvitelli, Carlo Rescigno.

La borchia rubata era una delle quattro in bronzo applicate su una riproduzione della porta di Torre Satriano. Si tratta di una borchia del diametro di 7,3 cm, della seconda metà del VI -inizi del V sec a.C. proveniente dal Museo archeologico nazionale della Basilicata ‘Dinu Adamesteanu’ di Potenza, il cui valore assicurativo è di 300 euro. La Direzione del Parco archeologico sta avviando tutte le indagini anche interne per risalire alle cause di questa sparizione. “La borchia era, come le altre tre, avvitata sul pannello espositivo e coperta da lastra trasparente di protezione pertanto la rimozione del pezzo deve aver richiesto un tempo necessario a evitare i controlli. – dichiara il direttore generale Massimo Osanna – L’edificio, inoltre, è di giorno presidiato da personale Ales e di notte sottoposto a videosorveglianza, oltre ad essere dotato di sistema di allarme“. Insomma, oltre al gesto che ferisce il sito di Pompei e il patrimonio culturale italiano, pur trattandosi di un pezzo di valore non inestimabile, colpisce la disinvolura con cui possano capitare cose del genere in un sito che dovrebbe essere tra i più attenzionati. 

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