Prato, “smaltiva” gli scarti tessili nel suo caminetto. Denunciato un imprenditore cinese
“Smaltiva” gli scarti tessili bruciandoli nel caminetto di casa, denunciato un giovane imprenditore cinese. A Prato, dopo i casi di abbandono di sacchi con scarti tessili in varie parti della città e del trasporto da parte di soggetti non autorizzati, compare una nuova modalità di smaltimento “fai da te” dei rifiuti speciali provenienti dalle confezioni e dai pronto moda.
Scarti tessili, denunciato un cinese
La polizia municipale, infatti, è intervenuta nei giorni scorsi presso un’abitazione sita in via Gioacchino Rossini a seguito della segnalazione di un cittadino che aveva assistito alla fuoriuscita di fumo di colore scuro, con forte odore di plastica bruciata, dalla canna fumaria dell’abitazione. Giunti sul posto, gli agenti del reparto territoriale hanno effettivamente trovato il caminetto acceso, con il fuoco alimentato da ritagli tessili. Accanto al braciere erano stati collocati altri due sacchi di analoghi scarti della produzione di una ditta gestita da cinesi, pronti per essere bruciati. La pattuglia ha appurato la provenienza dei rifiuti dall’immobile adiacente, occupato da una ditta di confezione gestita da cittadini cinesi che vivevano nell’abitazione. Accanto ai macchinari erano infatti presenti altri ritagli, del tutto analoghi per tipologia e dimensioni a quelli “smaltiva” nel focolare domestico. La ditta non è stata in grado di dimostrare come venissero smaltiti i propri rifiuti. Assente il registro di carico e scarico ed eventuali formulari di identificazione del rifiuto, motivo per il quale è stata comminata anche la sanzione amministrativa prevista dell’importo di 2.066,67 euro. La Polizia ambientale ha provveduto a deferire all’autorità giudiziaria il titolare della ditta, Y.S., 24 anni, per aver effettuato operazioni di smaltimento illecito, mediante incenerimento, dei rifiuti prodotti dalla propria attività. Lo stesso dovrà ora scontare una pena che prevede l’arresto da tre mesi ad un anno oppure pagare un’ammenda da 2.600 a 26.000 euro.