Macron-Le Pen, la Francia ha l’occasione per spazzare via grande finanza e Ue

6 Mag 2017 19:49 - di Antonio Pannullo

La Francia può decidere del suo destino: in queste settimane tutti i partiti, i sindacati, la chiesa, hanno implorato di non votare Marine Le Pen: persino dall’Italia Pd e altri esponenti della sinistra e centristi sono coraggiosamente corsi in soccorso del vincitore, almeno secondo i sondaggi, così come erano corsi in soccorso della Clinton. Abbiamo visto come è finita. Qui la partita è più difficile, ma si spera che i francesi capiscano i danni che stanno venendo dall’Unione europea e dall’invasione di clandestini. Domani 47,6 milioni di francesi sono chiamati a tornare alle urne per il ballottaggio per l’elezione del presidente della Repubblica. A sfidarsi nella corsa all’Eliseo Emmanuel Macron, candidato di En Marche, e Marine Le Pen, candidata del Front National. I seggi apriranno alle 8 e chiuderanno alle 19 in gran parte della Francia. Nelle grandi città resteranno aperti fino alle 20. Il primo turno, celebrato il 23 aprile, ha fatto registrare un tasso di partecipazione del 77,77%. Macron è arrivato in testa di un soffio, con il 24,01% dei voti, Le Pen al secondo posto con il 21,30%, pari a 7,6 milioni di preferenze, record storico per il partito di estrema destra. La partita a quattro dell’ultima fase della campagna in vista del primo turno, giocata anche da François Fillon (Les Républicains) e Jean-Luc Mélenchon (La France Insoumise) si è conclusa con la loro sconfitta con il 20,01% dei voti per il primo, e 19,58% per il secondo. Il candidato del partito socialista Benoit Hamon ha subìto quella che ha riconosciuto essere stata una sconfitta storica, raccogliendo appena il 6,36% dei voti, Nicolas Dupont-Aignan (Debout la France) il 4,7%, Jean Lassalle l’1,21%, Philippe Poutou (Nouveau Parti Anticapitaliste) l’1,09%, gli altri sono rimasti tutti sotto la soglia dell’1 per cento di preferenze (François Asselineau, Nathalie Artaud, Jacques Cheminade). 

Secondo i sondaggi l’astensione sarà alta

Se dal 1974 la partecipazione al voto è sempre stata più forte al ballottaggio che al primo turno delle presidenziali, quest’anno le cose potrebbero andare diversamente. Una parte degli elettori del primo turno potrebbe scegliere di non recarsi alle urne il 7 maggio prossimo. Se alcuni istituti azzardano previsioni, altri – come Elabe – hanno scelto di non fare stime sulla partecipazione concentrandosi invece sui possibili trasferimenti di voti tra il primo e il secondo turno dai candidati eliminati a quelli rimasti in lizza. Tra gli elettori di Jean-Luc Mélenchon, Benoît Hamon e François Fillon – ma anche di candidati minori – molti potrebbero scegliere di votare scheda bianca o di non andare ai seggi al ballottaggio. Perché tra il candidato di En marche e quella del ‘Front National’ la scelta “è impossibile”, ha detto qualcuno. Perché “hanno già dato”, come hanno spiegato ai giornali francesi, con “il fronte repubblicano” o il “voto di sbarramento” nel 2002. O perché si rifiutano di offrire “un buon risultato” a Emmanuel Macron, di cui ritengono certa la vittoria. Stando ad un sondaggio Odoxa per France Info pubblicato oggi, si prevede un minimo storico di partecipazione al ballottaggio di domenica. Alle urne dovrebbe infatti recarsi il 75% degli aventi diritto, il tasso più basso dal 1969, quando al ballottaggio che oppose George Pompidou de l’Union pour la défense de la République e Alain Poher del Centre démocrate andò a votare meno del 70% degli iscritti. L’astensione – dice il sondaggio – è più alta tra i simpatizzanti dei partiti a sinistra del PS, il 34%, mentre raggiunge il 10% tra i simpatizzanti del PS e il 28% tra quelli della destra, spiega l’istituto, ricordando che il leader di la France Insoumise Jean-Luc Mélenchon ha preferito non dare indicazioni di voto per il secondo turno. Il nuovo inquilino dell’Eliseo si insedierà al più tardi il 14 maggio: poche ore dopo lo scadere – alla mezzanotte del giorno precedente – del mandato di François Hollande.

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