Gratteri è sicuro: sono le Procure a dare le intercettazioni ai giornali
E adesso come la mettiamo con Nicola Gratteri? Lo facciamo dimettere? Lo censuriamo? Magari lo mandiamo in galera? Che si fa, insomma, con il procuratore capo di Catanzaro che ha appena scoperchiato -con una indagine tanto accurata quanto silenziosa- l’indegno magna-magna della “solidarietà” verso i migranti del Cara di Isola Capo Rizzuto e che ha avuto parole definitive e chiarissime sul problema della costante fuga di notizie dagli uffici giudiziari? Gratteri, nel corso di una intervista televisiva rilasciata domenica a “Faccia a Faccia” di Giovanni Minoli (in onda su La7) ha avuto il coraggio, perché davvero coraggio ci vuole, di affermare: «Posso dire, per esperienza, che quando c’ è una violazione, esce o dalla Procura o dalla polizia giudiziaria. E, in genere, quando la polizia giudiziaria fa la fuga di notizie, c’è quanto meno una sorta di silenzio-assenso da parte della Procura. Altrimenti le notizie non escono fuori». Ebbene, questa dichiarazione-bomba sta passando sotto totale silenzio. Questa affermazione, fatta da uno dei procuratori più stimati d’Italia, uno abituato a prendersi la responsabilità del proprio operato, non ha trovato alcuna eco o quasi. È servita certo a corredo di qualche articolo, sarà magari ancora citata in qualche talk televisivo e sarà, infine, accantonata. Dimenticata da tutti: da quelli che di tali gravissime affermazioni ne sarebbero chiamati a rispondere. E anche da chi, di questo malvezzo tipico del nostro Paese, ne usufruisce. Pubblici ministeri e giornalisti. E perciò non accadrà nulla. Non ci sarà ovviamente alcun consenso per il procuratore Gratteri. E però, per fortuna, non ci sarà neppure danno. Perchè è l’Italia. E la verità la sente solo chi vuol sentirla: pochi, purtroppo.