Etruria, altra bomba. «La Boschi non fu l’unico ministro che si mosse…»

12 Mag 2017 9:11 - di Monica Pucci

Il caso-Boschi divampa, sui giornali e nelle aule parlamentari, ma intanto viene fuori che l’allora ministro delle Riforme non fu l’unica che probabilmente si mise in azione per provare a salvare quella banca a cui vertici sedeva il papà. Dopo le rivelazioni di Ferruccio De Bortoli, nel suo libro “I poteri forti (o quasi”, nel quale dà conto di richieste della Boschi all’allora amministratore di Unicredit, Ghizzoni, affinché acquisisse Etruria, oggi La Stampa racconta che nelle settimane che precedettero il commissariamento dell’istituto di credito toscano, un altro influente membro del governo chiese alla Banca Popolare dell’Emilia Romagna (Bper) di valutare un intervento in favore della banca aretina. 

Lo scoop della “Stampa”: “Un ministro chiese di salvare Etruria”

Secondo il quotidiano torinese, agli inizi del 2015 un alto esponente del governo guidato allora da Matteo Renzi contattò i vertici di Bper e chiese la disponibilità della popolare modenese a intervenire in favore di Banca Etruria. “Quello stesso giorno e il successivo l’episodio viene riportato ad alcuni ex esponenti aziendali di Etruria, ai quali i vertici di Bper erano legati da una lunga consuetudine in virtù anche della comune appartenenza alla galassia delle banche popolari. D’altra parte, proprio Bper era stata una delle candidate a prendersi Etruria, della quale conosceva benissimo sia le potenzialità che i problemi, spiega una delle fonti interpellate. L’ultimo tentativo risaliva a qualche mese prima, quando la pressione di Bankitalia per aggregare Etruria si era fatta più forte ma Bper aveva dovuto lasciare il passo alle insistenze della Popolare di Vicenza di Gianni Zonin, preferita da via Nazionale, che tra maggio e giugno sembrava pronta a lanciare un’opa poi mai concretizzata”, scrive La Stampa.

«Nessuna pressione per Etruria, ma solo l’esame del dossier»

Niente pressioni, ma guardammo il dossier Etruria, commentano oggi vertici della Popolare. Ma il caso Boschi-Bortoli si inserisce perfettamente in questa ricostruzione, su cui il quotidiano di Torino fornisce anche altri dettagli: “Lorenzo Rosi, presidente di Etruria dal 2014 fino al commissariamento, avrebbe incontrato Ghizzoni per sottoporre una possibile acquisizione da parte di Unicredit. Rosi, tramite il suo legale, conferma l’incontro ma lo retrodata di qualche settimana – a novembre e non a gennaio – e lo colloca presso la sede di Unicredit in piazza Gae Aulenti. Qualche giorno prima, il 5 novembre, la Boschi aveva partecipato alle celebrazioni dei 15 anni di Unicredit. A combinare l’appuntamento tra Rosi e Ghizzoni, si spiega, sarebbe stata Mediobanca, allora consulente di Etruria (da agosto 2014) per la trasformazione in spa e per la ricerca di un partner”. Mediobanca, però, fa sapere di «non aver avuto nessun ruolo nell’incontro e di non esserne stata a conoscenza».

Il 20 gennaio del 2015 poi il governo Renzi annuncia la riforma delle banche popolari con l’obbligo di trasformazione in spa. Etruria, già da tempo, aveva deciso di anticiparla trasformandosi in società per azioni.

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