Concorrenza, il governo mette la fiducia e frega i tassisti. FI insorge
«In materia di concorrenza il governo mette la fiducia al Senato su un testo che contiene, all’articolo 71, una normativa penalizzante per i tassisti. La categoria è stata ingannata dal governo Gentiloni. Chiedemmo e ottenemmo un negoziato con il governo perché si trovasse una giusta intesa. Le trattative sono state aperte, ma Delrio, incapace su tutti i fronti, ha ingannato i lavoratori». È duro l’attacco di Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato in quota Forza Italia, alla scelta dell’esecutivo di ricorrere al voto di fiducia sul cosiddetto del concorrenza.
Ritorna l’emendamento pro-Uber
Come si ricorderà, a far scattare la furibonda reazione dei tassisti era stato un emendamento presentato dalla senatrice Lanzillotta, del Pd, che prevedeva la sospensione di una serie di disposizioni che – a loro giudizio – erano invece necessarie per mettere ordine tra le offerte alternative a quelle di categoria: dall’ordine di ritorno nella “rimessa” alla prenotazione, al “foglio di servizio”. Ne nacque una serrata trattativa che vide il centrodestra, in particolare proprio Gasparri, da un lato e il governo dall’altro. La mediazione del ministro delle Infrastrutture Delrio sembrava aver condotto ad uno sbocco. Ma non è così.
Gasparri: «Solo noi difendiamo i tassisti»
Come infatti spiega Gasparri, l’emendamento ha solo cambiato testo. «Il provvedimento ministeriale non ha ancora visto la luce – è l’amaro commento dell’esponente di FI – , mentre invece su spinta della lobby di Uber – gratis o a pagamento? – è stato inserito un comma che favorisce quelli che operano senza alcuna garanzia occupazionale e di qualità per i consumatori». Per Gasparri si tratta «dell’ennesimo tradimento del Pd». Ma nel suo mirino finiscono anche i Cinquestelle: «Ora abbaiano, poi, non hanno fatto nulla per aiutare i tassisti, disprezzandoli costantemente. Chi si affida a loro fa un errore clamoroso. Noi – ha rimarcato Gasparri – abbiamo sempre difeso le ragioni dei lavoratori della strada che non devono essere cancellati da una concorrenza sleale».