A 5 anni con smartphone e ciuccio: le dipendenze dei bimbi (e come liberarsene)
Troppo grandi per il ciuccio, troppo piccoli per lo smartphone. Eppure spesso dipendenti da entrambi. Due diverse ricerche pediatriche accendono i riflettori sulle cattive abitudini dei bambini, dando qualche consiglio su come liberarsene prima che possano procurare problemi.
Il primo smartphone a 5 anni
A focalizzare l’attenzione sull’uso degli smartphone è stato il congresso nazionale della Società italiana di pediatria, la Sip, da cui è emerso che i bambini italiani sono iperdigitali e non solo sanno usare lo smartphone in età in cui magari ancora non hanno tolto il pannolino, ma spesso ne diventano “proprietari” quando ancora sono all’asilo. Dallo studio della Sip è emerso infatti che l’età media del primo smartphone è tra 10 e 12 anni, ma anche che l’1,4% lo ha avuto a 5 anni e il 26% tra 6 e 10. La maggioranza del campione utilizza i social per parlare con gli altri quando si sente solo e al 53% spesso o sempre capita di rimanere impegnato in attività multimediali per periodi prolungati. Un’abitudine che, secondo i pediatri, rappresenta un problema e potrebbe anche sfociare, se protratta nel tempo e pervasiva, nell’Internet addiction.
Come disfarsi di ciuccio e pannolini
Sono stati invece i medici dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma a concentrarsi su ciucci, biberon, pannolini e passeggini, suggerendo tempi e modi per liberarsene correttamente: ciuccio e biberon andrebbero “pensionati” entro il primo e il secondo anno di vita, mentre per passeggini e pannolini c’è tempo fino ai quattro anni. I consigli per venire a capo di queste missioni, che talvolta si rivelano quasi impossibili, sono contenuti nel magazine digitale del Bambino Gesù A scuola di salute, dove medici ed esperti hanno allestito anche una speciale sezione contro le fake news, a partire da quelle sui vaccini. E se proprio non si riesce a casa a disfarsi di ciucci & co nei tempi giusti? «Allora – suggeriscono dal Bambino Gesù – sarà meglio parlarne con il pediatra».