Tumore al cervello legato all’uso del cellulare: tribunale italiano lo certifica
«Per prima la volta al mondo una sentenza di primo grado ha riconosciuto un nesso causale tra l’uso prolungato del cellulare e il tumore al cervello». Così gli avvocati torinesi Renato Ambrosio e Stefano Bertone hanno illustrato la sentenza emessa lo scorso 30 marzo dal giudice tribunale di Ivrea Luca Fadda. Protagonista della vicenda un dipendente 57enne di una grande azienda italiana che per 15 anni ha utilizzato per lavoro il telefonino senza precauzioni per più di tre ore al giorno al quale è stato diagnosticato nel 2010 un tumore benigno ma invalidante. Il Tribunale ha condannato l’Inail a corrispondere al lavoratore una rendita vitalizia da malattia professionale.
Per la prima volta stabilito un nesso tra cellulare e tumore
«Per 15 anni ho utilizzato 3-4 ore al giorno il cellulare, poi, nel 2010, mi sono accorto che avevo l’orecchio tappato . Sono andato dall’otorino e ho scoperto che non era l’orecchio tappato, ma un problema forse di attacco batterico. Ho fatto tutte le cure del caso ma neppure così è passato. Ho fatto quindi una risonanza magnetica da cui hanno scoperto che avevo un neurinoma nell’acustico all’orecchio destro». Così Roberto Romeo, 57 anni, racconta la sua esperienza. «Per fortuna si tratta di un tumore benigno – aggiunge il lavoratore – ma è invalidante, dato che dall’orecchio destro non sento più. Non voglio demonizzare l’uso del cellulare ma credo sia necessario farne un uso corretto e consapevole». Il tribunale di Ivrea accogliendo il ricorso ha dichiarato Romeo «affetto da una malattia professionale che ha comportato un danno biologico permanente del 23 per cento» condannando appunto l’Inail a corrispondere al lavoratore una rendita vitalizia da malattia professionale.