Torino, poliziotti-fantoccio travolti dal furgone anarchico. Insorgerà Boldrini?
Chissà se la “presidente” Laura Boldrini invocherà eguale mano pesante ora che i protagonisti del fattaccio non sono più i neofascisti immortalati nel Cimitero Maggiore di Milano mentre alzavano il braccio in un pericolosissimo saluto romano, bensì alcuni simpatici mattacchioni di un centro sociale anarchico che hanno pensato di presentarsi alla Cannabis Parade, tenutasi il 29 scorso a Torino, alla guida di un furgone sul cui davanti erano appiccicati i manichini in divisa da poliziotti nell’atto di esserne travolti. Chissà se ora sarà ugualmente compatto il coro di condanna delle istituzioni, se eguale solerzia nell’identificazione dei responsabili della macabra pagliacciata sarà mostrata dall’autorità prefettizia. Le premesse, tuttavia, non sono incoraggianti. I primi commenti, secondo quanto riportato dal sito de La Stampa di Torino, sembrano alquanti tiepidi: «Immagine di violenza, inappropriata con lo spirito della manifestazione», è al momento il massimo della condanna. È il solito schema quando di mezzo c’è la sinistra. I fini per i quali si manifesta sono sempre nobili ed edificanti, ma c’è sempre una minoranza di provocatori che manda tutto a puttane. Il fatto che il copione si ripeta puntualmente, non solletica nessuno a vedere se il ricorso sistematico alla violenza non stia proprio nelle premesse ideologiche (o presunte tali) di centri sociali, “no-tutto” e compagnia insultante. Negli anni ’70 diventò cult negli ambienti destra una vignetta pubblicata da Il Tempo, la cui didascalia recitava pressappoco così: «Estremista di destra ferisce gravemente giovane di sinistra. Giovane di sinistra uccide lievemente estremista di destra». Da allora è cambiato veramente poco. Nel caso di Torino, un elemento di conforto arriva dai sindacati di polizia – Siulp, Sap e Siap – che hanno parlato di «pagliacciata offensiva» per poi aggiungere: «Se questi legalitari delle droghe leggere si divertono a rappresentare poliziotti “asfaltati” come leitmotiv della loro campagna di liberazione dal divieto di drogarsi, la dice lunga sulla loro naturale propensione verso il rispetto per la legalità in generale e per chi difende lo Stato di diritto». Ancor più determinata l’Ugl: presenterà una querela in procura.