Report svela gli affari “in rosso” di Benigni coi soldi pubblici. E lui querela
«Nell’interesse dei signori Nicoletta Braschi e Roberto Benigni, sia in proprio che quali soci di Melampo Cinematografica S.r.l., comunico di aver ricevuto mandato di sporgere querela presso la Procura della Repubblica di Roma nei confronti dei dottori Giorgio Mottola e Sigfrido Ranucci, nonché di chiunque altro abbia con loro concorso o cooperato, in relazione alle notizie false e gravemente diffamatorie diffuse nel corso della puntata del 17 aprile 2017 della trasmissione Report». Lo riferisce, in una nota, l’avvocato Michele Gentiloni Silveri».
Benigni e la società aperta a Terni
Quali erano i contenuti dell’inchiesta? Ecco come la racconta lo stesso sito di Report. «Dopo La vita è bella, Roberto Benigni decide di aprire a Terni, all’interno di una fabbrica abbandonata di proprietà del Comune, i suoi studi cinematografici. L’esperimento però va male. La sua società di gestione dei teatri di posa umbri accumula perdite per oltre un milione e mezzo di euro e il regista premio Oscar rischia di rimettercene cinque».
“Gli studios di Benigni completamente abbandonati”
«A salvarlo – prosegue la nota di Report – arriva da Roma Cinecittà Studios, l’impresa di proprietà di Luigi Abete, Aurelio De Laurentis e Diego Della Valle che nel 97 ha acquisito la gestione dei leggendari teatri di posa romani. Compra le quote dell’azienda di Benigni e si fa carico dei cinque milioni di euro, iscritti a bilancio come debiti verso controllanti». Tuttavia, nonostante l’arrivo di Cinecittà nella compagine societaria di Benigni le cose a Terni non vanno meglio. «Dal 2005 a oggi i ricavi dell’azienda del premio Oscar dipendono infatti esclusivamente dal canone che la stessa Cinecittà studios ha versato ogni anno per l’utilizzo esclusivo degli studi cinematografici ternani, sebbene le riprese di film si siano interrotte da tempo. I teatri di posa di Terni, per i quali il Comune e la Comunità europea hanno investito milioni di euro in bonifiche e ristrutturazioni, sono oggi completamente abbandonati». Per questo servizio Benigni si è sentito diffamato e ha deciso di ricorrere alle vie legali. Stavolta c’è poco da ridere.