Per Emanuele una petizione, un corteo silenzioso al cimitero e tanti messaggi

21 Apr 2017 15:33 - di Francesco Severini

E’ sempre vivo, soprattutto nelle zone dove viveva, il ricordo di Emanuele Morganti, il ventenne di Tecchiena  (Frosinone) morto dopo un pestaggio davanti a una discoteca di Alatri, il Mirò Club. Ma il suo ricordo non è solo locale. E’ incardinato soprattutto sul web, dove almeno tre gruppi tengono viva la sua memoria e ogni giorno postano aggiornamenti sull’inchiesta (che vede finora otto indagati per omicidio, Paolo Palmisani e Mario Castagnacci, fuggiti a Roma dopo il delitto, il padre di quest’ultimo Franco Castagnacci, Michel Fortuna, sospettato di avere sferrato il colpo fatale, e i quattro buttafuori del locale dove Emanuele si era recato con la fidanzata Ketty prima di cadere nella trappola dei suoi assassini).  

E sulla rete è un fluire continuo di messaggi che chiedono giustizia e pene esemplari per chi ha ucciso Emanuele, unitamente alla condanna etica senza appello per coloro che hanno assistito al brutale massacro senza intervenire e senza chiamare tempestivamente le forze dell’ordine. A questo pubblico oscillante tra codardia e indifferenza si è rivolta la madre di Emanuele Morganti, Lucia, pregando chi abbia foto o filmati inerenti all’omicidio di Emanuele di consegnarli alla famiglia o ai magistrati per poter contribuire con un “pezzettino” di verità a fare luce su un delitto assurdo e ancora senza movente (sempre che sia possibile trovare un movente per la bestiale crudeltà umana). 

Da uno di questi gruppi, Giustizia per Emanuele Morganti, è nata l’iniziativa di una petizione su Change.org, che ha raggiunto quasi le 1500 firme, in cui si chiede di accertare rapidamente le responsabilità e  consegnare alla giustizia i colpevoli di un delitto così efferato. Inoltre sempre lo stesso gruppo ha lanciato l’idea di un “pellegrinaggio” di massa alla tomba di Emanuele (con appuntamento il 1 maggio alle ore 9 davanti al cimitero di Frosinone). Un appuntamento rilanciato anche da altre pagine Fb che si occupano di Emanuele (Emanuele Morganti giustizia, la pagina più seguita con 28mila follower,  e Alatri città). 

Sul fronte dell’inchiesta Ciociaria Oggi ha rilanciato la notizia che i Ris dei carabinieri sono riusciti a “catturare” il contenuto dei dispositivi elettronici sequestrati a Mario Castagnacci e Paolo Palmisani. Un’operazione che consentirà di seguire messaggi, post su Fb,comunicazioni via whatsapp utili ad appurare perché, come hanno raccontato i testimoni, i due si siano accaniti contro Emanuele non appena il ragazzo è stato condotto dai buttafuori all’esterno del locale. 

Da ultimo del caso si è occupata la trasmissione Chi l’ha visto? rivelando che l’amico  di Emanuele, Gianmarco Ceccani, aveva avuto un diverbio con Mario Castagnacci fuori dal Mirò Club qualche minuto prima che Emanuele venisse aggredito (prima una rissa all’interno e poi il pestaggio all’esterno e ancora non è chiaro se tra i due episodi vi sia un collegamento). Questo presunto “scoop” della trasmissione condotta da Federica Sciarelli ha consentito ai cronisti più fantasiosi di gettare un’ombra sulla figura di Gianmarco Ceccani  giungendo ad ipotizzare che era lui, forse, il bersaglio del branco che ha ucciso Emanuele Morganti. Un’ipotesi destituita di fondamento, visto che era impossibile sbagliare persona dal momento che Castagnacci aveva discusso con Ceccani e dunque non poteva certo sbagliarsi colpendo un altro. L’ipotesi barcolla anche dinanzi al fatto che Ceccani è stato l’unico a mettere a repentaglio la propria incolumità difendendo l’amico vittima del pestaggio. Ed è stato sempre lui a ricostruire con il procuratore capo di Frosinone i vari momenti della drammatica scena che ha coinvolto Emanuele. Difficile dunque ritenerlo “reticente”. Quanto alla lite tra Ceccani e Castagnacci, non dovrebbe destare poi grande stupore visto che i due soggetti arrestati, lo stesso Castagnacci e Paolo Palmisani, erano consociuti come personaggi su di giri, violenti e attaccabrighe. 

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