Nigeria, Boko Haram utilizzò le ragazze rapite per attentati suicidi
A tre anni esatti dal rapimento delle ragazze di Chibok, il presidente nigeriano Muhammadu Buhari conferma che il suo governo sta negoziando con Boko Haram per ottenere la loro liberazione delle 200 giovani ancora prigioniere. Il governo è “costantemente” impegnato negli sforzi per liberare le ragazze “attraverso negoziati e azioni locali di intelligence”, ha detto Buhari, parlando del sequestro di massa come “uno dei maggiori crimini commessi contro cittadini nigeriani”. Il triste anniversario viene oggi ricordato in Nigeria con preghiere, veglie, riti religiosi e marce ad Abuja e Lagos, rispettivamente capitale politica e commerciale del Paese africano.
Trattative del governo della Nigeria col gruppo terrorista
Gli estremisti islamici di Boko Haram rapirono 276 studentesse in una scuola della città nord orientale nigeriana di Chibok il 14 aprile 2014. Una cinquantina di ragazze riuscirono a fuggire subito e altre 21 sono state liberate in ottobre tramite un negoziato con l’aiuto della Svizzera e la Croce Rossa. Altre due ragazze sono state salvate mesi dopo dall’esercito nigeriano. Le giovani sequestrate sono state costrette a sposare guerriglieri di Boko Haram e secondo alcuni esperti potrebbero essere state usate anche in attentati suicidi. Il caso delle ragazze di Chibook ha avuto vasta risonanza internazionale con la campagna “Bring back our girls” sostenuta anche dall’ex first lady americana Michelle Obama. Purtroppo non si tratta del solo caso di sequestro di massa da parte del gruppo jihadista, responsabile della morte di almeno 14mila persone a partire dal 2009 in un’area compresa fra Nigeria nord orientale, Ciad, Camerun e Niger. Secondo stime delle Nazioni Unite, oltre 2,7 milioni di persone hanno dovuto abbandonare le loro case per sfuggire alla minaccia di Boko Haram.