Mutilò bimbe per dodici anni: una dottoressa rischia il carcere a vita
Un’accusa terribile e lo spettro del carcere a vita. Una dottoressa della città statunitense di Detroit è finita in tribunale con l’accusa di aver praticato mutilazioni genitali femminili su bambine di 6-8 anni per ben dodici anni. Si tratta, per la stampa americana, del primo caso del genere nel Paese. Secondo l’accusa, Jumana Nagarwala avrebbe eseguito queste pratiche per anni, finché non è arrivata una segnalazione alle autorità. Se sarà riconosciuta colpevole, rischia di passare la vita dietro le sbarre, come si legge sulla Bbc che analizza la vicenda. Le mutilazioni genitali femminili sono illegali negli Stati Uniti dal 1996. In una dichiarazione volontaria agli investigatori all’inizio di questa settimana la dottoressa Nagarwala ha negato tutto, come hanno riferito i media locali. Ma i pubblici ministeri non sono convinti, e replicano che la donna avrebbe effettuato “orribili atti di brutalità sulle vittime più vulnerabili”. Alcune famiglie sarebbero venute da altri Stati per ricorrere all’opera della dottoressa e sarebbe stato raccomandato loro di non parlare della vicenda, hanno detto i pm. Nagarwala è ora detenuta in custodia cautelare, per decisione del tribunale federale di Detroit.
Mutilazioni genitali, in America il primo caso nel 2006
«La mutilazione genitale femminile costituisce una forma particolarmente brutale di violenza contro le donne e le ragazze. È anche un reato federale serio negli Stati Uniti», ha detto il procuratore federale statunitense Daniel Lemisch. «Questa pratica non ha posto nella società moderna e coloro che la effettuano sulle minori saranno ritenuti responsabili ai sensi del diritto federale».
Il primo caso registrato di mutilazione genitale negli Stati Uniti risale al 2006, quando un immigrato etiope è stato in carcere per dieci anni per crudeltà aggrevata verso i bambini: aveva mutilato la figlia di due anni con un paio di forbici cinque anni prima. Nel 2012 le autorità statunitensi hanno dichiarato che oltre 500mila donne e ragazze nel Paese erano state sottoposte a mutilazioni genitali femminili o erano a rischio. Un dramma che, secondo le stime Onu, riguarda circa duecento milioni di ragazze e donne in tutto il mondo.