Metà della busta paga se ne va in tasse: Italia al top della follia tributaria
E hanno anche il coraggio di dire che i governi targati Pd e ascari vari hanno portato a una riduzione delle pressione fiscale. La verità è che l’Italia sta annegando nelle tasse. E, se lorsignori continueranno a (s)governarci andrà sempre peggio. Non basta la tassa occulta sulla salute predisposta dalla Lorenzin, pare anche che i “tecnici” di Padoan ci stiano preparando un’altra tassa sulla casa, attraverso la revisioni egli estimi catastali.
Oggi, grazie alla Corte dei Conti, apprendiamo anche che il famigerato cuneo fiscale (la differenza tra quello che il datore di lavoro paga nella busta paga e quello che il lavoratore realmente percepisce ) è di gran lunga più in alto della media europea. Secondo i magistrati contabili, infatti, «il cuneo fiscale, riferito alla situazione media di un dipendente dell’industria, colloca al livello più alto la differenza fra il costo del lavoro a carico dell’imprenditore e il reddito netto che rimane in busta paga al lavoratore: il 49% prelevato a titolo di contributi (su entrambi) e di imposte (a carico del lavoratore) eccede di ben 10 punti l’onere che si registra mediamente nel resto d’Europa». Insomma, metà della busta paga se ne va in tasse.
E c’è di più. L’esposizione tributaria in Italia più alta rispetto alla media del resto dell’Europa non aiuta il contrasto all’economia sommersa e la lotta all’evasione. Inoltre, «anche i costi di adempimento degli obblighi tributari, che il medio imprenditore italiano è chiamato ad affrontare, sono significativi: 269 ore lavorative, il 55% in più di quanto richiesto al suo competitore europeo».
Al dunque, nella corsa globale per la competitività, l’Italia si trova di fatto a duellare con un braccio fasciato e inutilizzabile