Metà della busta paga se ne va in tasse: Italia al top della follia tributaria

5 Apr 2017 16:10 - di Tito Flavi

E hanno anche il coraggio di dire che i governi targati Pd e ascari vari hanno portato a una riduzione delle pressione fiscale. La verità è che l’Italia sta annegando nelle tasse. E, se lorsignori continueranno a (s)governarci andrà sempre peggio. Non basta la tassa occulta sulla salute predisposta dalla  Lorenzin, pare anche che i “tecnici” di Padoan ci stiano preparando un’altra tassa sulla casa, attraverso la revisioni egli estimi catastali.

Oggi, grazie alla Corte dei Conti,  apprendiamo anche che il famigerato cuneo fiscale (la differenza tra quello che il datore di lavoro paga nella busta paga e quello che il lavoratore realmente percepisce ) è di gran lunga più in alto della media europea. Secondo i magistrati contabili, infatti, «il cuneo fiscale, riferito  alla situazione media di un dipendente dell’industria, colloca al  livello più alto la differenza fra il costo del lavoro a carico  dell’imprenditore e il reddito netto che rimane in busta paga al  lavoratore: il 49% prelevato a titolo di contributi (su entrambi) e di imposte (a carico del lavoratore) eccede di ben 10 punti l’onere che  si registra mediamente nel resto d’Europa». Insomma, metà della busta paga se ne va in tasse. 

E c’è di più. L’esposizione tributaria in Italia più alta rispetto alla media del resto dell’Europa non aiuta il contrasto  all’economia sommersa e la lotta all’evasione. Inoltre, «anche i costi di adempimento degli obblighi tributari, che  il medio imprenditore italiano è chiamato ad affrontare, sono  significativi: 269 ore lavorative, il 55% in più di quanto richiesto  al suo competitore europeo». 

Al dunque, nella corsa globale per la competitività, l’Italia si trova di fatto a duellare con un braccio fasciato e inutilizzabile 

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