Legge elettorale, mezzo Pd contro Renzi. Non si esclude una scissione bis
Saranno le primarie, sarà che gli anti-Renzi superstiti del Pd non escludono una seconda scissione, sarà la voglia di scansare la “manovrona” economica del prossimo autunno, sarà pure l’aria che tira, ma è un fatto che il clamore polemico sulla legge elettorale è inversamente proporzionale alla volontà di approvarne una davvero in grado di rendere omogenei i sistemi di voto per Camera e Senato. Nel frattempo che si metta nero su bianco, la gara è a chi occupa il centro del ring. Due giorni fa vi troneggiava il presidente Mattarella per ribadire l’«urgenza» di una nuova legge elettorale.
Renzi: no al Provincellum. E mezzo partito s’infuria
Tempo neanche 24 ore ed è stato spodestato da Renzi, che ha mandato in frantumi il fragile accordo che andava delineandosi sul cosiddetto provincellum, piccoli collegi uninominali ripartiti su base proporzionale. Una reazione inattesa, la sua, se solo si pensa che tale soluzione ricalcava esattamente una proposta approvata, dalla direzione del Pd. Un voltafaccia che addirittura indigna un senatore di lungo corso come l’ex-ministro Vannino Chiti: «Renzi – accusa – sembra d’intesa con Lupi e Alfano, vuole estendere al Senato l’Italicum revisionato dalla Consulta. In poche parole capilista bloccati ovunque. È una provocazione ai cittadini e metterebbe a rischio la tenuta del Pd. In più di uno al Senato non la voteremmo». Chiti non esclude sul punto un referendum decisionale tra gli iscritti: «È consentito – sottolinea – dal nostro statuto». Se la prende, invece, con il «cervello tattico, napoleonico» dell’ex-Rottamatore, Michele Emiliano, uno dei due rivali alle primarie (l’altro è Andrea Orlando): «Il Pd – argomenta – è sotto nei sondaggi rispetto al M5S e Renzi spera di fare un’alleanza con Berlusconi e schivarla un’altra volta con un processo di larghe intese, che noi contrastiamo fortemente».
Tutto rinviato a dopo le primarie
Spetta ad Orlando riportare la discussione sul merito delle scelte. Il Guardasigilli vorrebbe assegnare alla coalizione il premio di maggioranza: «Solo così – assicura – si garantirebbe la governabilità». Ma per Renzi questa soluzione significherebbe far tornare interlocutori scissionisti come Bersani e D’Alema. Impossibile: premio solo alla lista vincente. In tanta confusione, la palma della saggezza la merita sicuramente il presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera, Andrea Mazziotti di Celso: «Aspettiamo la fine delle primarie – dice – e poi da lunedì la discussione ripartirà in commissione». Se ripartirà.