Le Pen può vincere il ballottaggio contro tutto e contro tutti. Ecco perché

24 Apr 2017 11:17 - di Guglielmo Federici

Identitaria, anti immigrati ed euroscettica, Marine Le Pen se la gioca fino in fondo. A viso aperto. Nessuna paura, la grande ammucchiata contro di lei può determinarne il successo. Perché la gente comune, quella Franci profonda, quella che soffre, non si fa condizionare dai “consigli” dei leader di partito e dall’establishment. Il suo programma punta all’uscita dall’Unione Europea (Frexit), dall’euro e dalla Nato. E questo potrebbe essere  un vantaggio, perché questa Europa non piace più a nessuno. Dopo l’attacco a Parigi, Marine ha riproposto il ripristino delle frontiere nell’ambito della “guerra globale” nella quale si trova la Francia. Ed è un altro punto a suo favore, perché gli elettori stanno dando un calcio al buonismo. Vuole abolire i matrimoni omosessuali (ma non le unioni civili)  conquistando il favore dei cattolini. Ha annunciato dazi sui prodotti importati e imposte aggiuntive sull’assunzione di stranieri, vietando il velo islamico in tutti i luoghi pubblici. Filorussa, è stata ricevuta in campagna elettorale dal leader del Cremlino Vladimir Putin. Se riuscirà a convincere l’elettorato che per ora ha votato altrove, spiegando in questi giorni che ci separano dal 7 maggio la bontà della sua ricetta alternativa all’establishment,potrà avere buone chances. Il ballottaggio è tutta un’altra partita. 

Marine Le Pen, così ha trasformato il FN

Nata 48 anni fa a Neuilly-Sur-Seine, vicino Parigi, Marine è la più piccola delle tre figlie di Jean Marie. Avvocato, esercita per breve tempo la professione legale a Parigi preferendo poi orientarsi sulla politica. Entrata nel Front National a 18 anni, è diventa nel 1998 consigliera regionale nel Pas-de-Calais. Nel 2004 entra al parlamento europeo, dove verrà rieletta nel 2009 e nel 2014. Nel 2011 Marine successe al padre come leader del Front National. Il suo obiettivo – riuscito – è stato quello di cambiare radicalmente l’immagine del partito. E per far questo ha avuto il coraggio di “rompere” persino con il patriarca del FN, il padre Jean-Marie. Forza anti sistema, il Fronte National non deve essere più un partito di estremisti, visto come “il diavolo”, ma un partito di gente comune e “perbene” che vuole riappropriarsi del proprio paese. L’operazione, chiamata in francese dediabolisation (de-diavolizzazione), viene portata avanti con l’ingresso di nuovi dirigenti provenienti da una destra più tradizionale, come Florian Philippot. Il partito rimane una forza anti immigrati, soprattutto se musulmani.

L’ascesa e i successi

Simbolo della nuova linea, diretta verso la gente comune “vittima” delle elite e la globalizzazione è Henin Beaumont, cittadina mineraria del Nord-de-Calais travolta dalla crisi economica, di cui Marine fa il suo feudo politico. Non è un caso che abbia voluito festeggiare proprio lì l’accesso al ballottaggio. La normalizzazione del partito ottiene una serie di importanti successi, che però vengono limitati sul piano pratico dal sistema elettorale francese a doppio turno. Marine Le Pen si candida alle presidenziali del 2012, piazzandosi terza con il 17,9%. Alle europee del 2014, il Front ottiene il 24,9% dei suffragi. E alle regionali arriva al 27,7%, senza però ottenere la presidenza di nessuna regione al ballottaggio. Molto popolare fra i suoi militanti, in un’intervista rilasciata il venerdì santo al giornale cattolico La Croix , si è detta «estremamente credente»” ma «arrabbiata con la Chiesa», accusando il Papa di «ingerenza» per la sua esortazione ad accogliere i migranti. 

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