Infezioni in corsia, Italia maglia nera in Europa: contagio per 6 ricoverati su 100

2 Apr 2017 13:09 - di Redazione

Italia tra gli ultimi della classe in Europa sui contagi in corsia. Ogni anno si verificano, in media, sei infezioni ogni 100 ricoverati in ospedale, come confermano le stime delle società scientifiche. Una media simile agli altri Paesi del continente ma con una differenza fondamentale: i batteri di casa nostra sono “più cattivi”, ovvero resistenti ai farmaci anche 10 volte
 di più rispetto ai Paesi più virtuosi.

Le differenze regionali (come in molti altri settori della sanità) sono notevoli: difficile avere dati precisi ma le stime variano dal 5% al 10% di ricoverati contagiati, con diverse Regioni che non rilevano nemmeno i dati. Manca, inoltre una strategia nazionale per il controllo delle infezioni ospedaliere e dell’antibioticoresistenza. Un “buco”, quest’ultimo,  cui si tenta di mettere riparo con un piano ad ad hoc, a cui sta lavorando una commissione ministeriale, voluto dalla ministra della Salute Beatrice Lorenzin. Un provvedimento “ad ampio spettro”, come lo ha definito la stessa Lorenzin.

In Italia, a tutt’ oggi, non esiste un sistema di sorveglianza  nazionale, perché nel nostro Paese non ci sono ancora sistemi di  rilevazione attiva dei dati con personale dedicati ma sono stati  condotti numerosi studi multicentrici di prevalenza. Ed è sulla base  di questi e delle indicazioni della letteratura, che si può stimare – come indica Epicentro curato dal Centro nazionale per la prevenzione  delle malattie e la promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità – che nel nostro Paese il 5-8% dei pazienti ricoverati contrae  un’infezione ospedaliera. Ogni anno, quindi, si verificano in Italia  450-700 mila infezioni in pazienti ricoverati in ospedale (soprattutto infezioni urinarie, seguite da infezioni della ferita chirurgica,  polmoniti e sepsi). Di queste, si stima che circa il 30% siano  potenzialmente prevenibili (135-210 mila) e che siano direttamente  causa del decesso nell’1% dei casi (1350-2100 decessi prevenibili in  un anno).

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