Il Colosseo diventa un ring per Raggi e Franceschini: Roma dice no al “parco”
Quel parco non s’ha da fare! La giunta Raggi, con una decisione clamorosa, ha presentato ricorso al Tar per chiedere l’annullamento del decreto del Ministero dei Beni Culturali che crea il parco archeologico del Colosseo. Di fatto, un commissariamento di tutta l’area da parte del governo. Il sindaco di Roma, in una conferenza in Campidoglio, ha annunciato che l’avvocatura capitolina ha chiesto di bloccare la selezione pubblica internazionale per il conferimento dell’incarico di direttore del Parco archeologico del Colosseo. Nei prossimi giorni è atteso il pronunciamento dell’organo amministrativo.
Ma cosa aveva in mente il ministro Franceschini? Il governo, nel gennaio scorso, aveva deciso di creare una nuova organizzazione dei siti archeologici più importanti, da quello di Pompei a quello del Parco archeologico del Colosseo. Per quanto riguarda Roma, nel “parco” immaginato da Franceschini, oltre all’Anfiteatro Flavio, sarebbe entrato il Palatino, il Foro romano e la Domus aurea e il direttore-manager sarebbe scelto con una selezione internazionale, così come si è già fatto per i più importanti musei del nostro paese. Insieme alla nascita del Parco, il decreto del governo prevede anche la riorganizzazione della Soprintendenza speciale dell’area archeologica centrale per permetterle di incorporare l’attuale Soprintendenza: una struttura che sarà sostenuta economicamente col gettito del il 30% degli incassi complessivi annui del Parco archeologico del Colosseo. Con una stima di 11 milioni di euro di incassi.
Quell’accordo, firmato dall’ex sindaco Marino con il Mibac, oggi viene contestato, in sede amministrativa, dalla giunta Raggi.
«È incredibile che i 5 stelle che si riempiono quotidianamente la bocca di cambiamento, trasparenza e innovazione ricorrano davanti al Tar per bloccare a Roma una riforma che sta dando frutti in tutta Italia», replica Franceschini.