«Ho il corpo devastato, rischio la vita»: ferito al Bataclan, Barraud lascia il rugby

28 Apr 2017 10:19 - di Gabriele Alberti

Non ce la fa più, ha il corpo devastato. E’ sopravvissuto alla strage del Bataclan, ma si è dovuto arrendere nella vita di atleta. Aristide Barraud, 28enne apertura francese del Mogliano rugby, è tra i feriti degli attentati parigini al Bataclan del 13 novembre (una pallottola lo ha colpito a un polmone, un’altra a un piede), dice basta all’amata palla ovale per cercare di tornare a una vita normale. 

Barraud: “Il mio corpo è distrutto dopo la strage al Bataclan” 

Curando le ferite, non solo quelle fisiche. Aristide lo ha annunciati stamani ai compagni di squadra, come riportato dalle agenzie e dalla Gazzetta dello sport : “Ragazzi, devo dirvi una cosa: non ce la faccio“, ha detto annunciando il ritiro. “Ho 28 anni, il mio corpo è a dir poco distrutto – ha scritto, in una nota -. Due mesi fa mi hanno diagnosticato ulteriori problemi causati dalle cure per tenermi in vita. Con tutti gli altri danni fisici subiti, non sono cose che posso trascurare e ho iniziato ad aver paura per la mia vita. Tornando a giocare rischio oggettivamente la morte, e morire in campo, davanti ai miei amici e a chi mi vuole bene non mi sembra una buona idea”.

“Ho superato i miei limiti fisici, ora rischierei di morire”

«Volevo arrivare fino in fondo, raggiungere l’obiettivo che pensavo fosse tornare quello di prima, ma evidentemente non mi ero reso conto di quanto fosse realisticamente impossibile. Ho lottato con tutte le mie forze e sono vivo, spaccato, distrutto, ma ancora in piedi ben saldo sulle mie gambe. Il rugby mi ha salvato la vita, l’idea di tornare a giocare mi ha salvato la vita. Mi ha tenuto lontano anche dall’incubo della follia. Però adesso devo ascoltare quello che il mio corpo mi sta dicendo da tempo, sono arrivato al limite e non intendo più oltrepassarlo”. Alcuni passaggi commoventi della lettera aperta con cui Aristide Barraud, il giocatore del Mogliano, dice addio al rugby.

Lettera aperta i compsgni di squadra

«Da tre mesi ho visto il mio corpo non accettare più lo sforzo fisico e inviarmi segnali negativi, troppi» , prosegue Barraud . «Sono felice per aver vinto l’ultima partita della mia carriera alla presenza di mio papà, di aver messo tra i pali il mio ultimo calcio. Ho dato il massimo superando qualsiasi aspettativa dei medici. Lo stesso ha fatto anche mia sorella, che in quanto a determinazione mi assomiglia moltissimo. Non avrò rimpianti per non averci provato ed è questa la cosa che mi sembra più importante», scrive nella sua lettera il rugbista francese.

 

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