Il testimone Berlusconi scherza con il pm: «Sono un vecchietto, alzi la voce»
«Sono un vecchietto, deve avvicinarsi al microfono e parlare più forte». Così un Silvio Berlusconi in versione decisamente autoiroinica si è rivolto al pm prima di esserne esaminato in qualità di teste a Milano nel processo a carico di Emilio Fede, accusato di concorso in bancarotta fraudolenta insieme con il produttore Lele Mora (che ha già patteggiato 1 anno e 6 mesi). Poche domande, risposte essenziali. Tutto si consuma in pochi minuti. Ma i numerosi cronisti presenti si sono dovuti accontentare della battuta iniziale. Finita la testimonianza, infatti, il Cavaliere ha guadagnato l’uscita senza rispondere alle loro domande.
Il processo vede Emilio Fede imputato di bancarotta fraudolenta
La vicenda per la quale Berlusconi è stato chiamato a testimoniare in tribunale si riferisce al prestito da 2 milioni e 750 mila euro concesso nel 2010 a Mora dall’ex-premier. Denaro che Berlusconi, tramite il suo ragioniere di fiducia Giuseppe Spinelli, versò al talent scout per evitare il fallimento, avvenuto nell’aprile 2011, della sua società, la Lm Management, e che sarebbe stato distratto da Mora in concorso con Fede e non usato per questo scopo. In particolare, secondo l’accusa, Fede avrebbe tenuto per sé 1.110.000 euro, di cui 500 mila euro versati da Mora in un conto di Lugano.
“Distratto” un prestito concesso da Berlusconi a Lele Mora
Un prestito, effettuato in tre tranche di denaro, che Berlusconi ha definito in aula «un atto di generosità ». «Conosco Mora e Fede – ha detto – da oltre trent’anni». Che Fede avesse «intascato» (la definizione è dell’accusa) parte del prestito fatto a Mora, Berlusconi non lo ha mai saputo con certezza: «So quello che si diceva in azienda e cioè che “Mora avesse reso a Fede un prestito». Quanto al rapporto con il produttore, Berlusconi ha spiegato di non ho più risposto alle sue telefonate «su suggerimento dei miei avvocati». L’ex-premier è arrivato nell’aula della terza sezione penale del tribunale di Milano accompagnato dai suoi legali, Niccolò Ghedini e Federico Cecconi, e dal suo medico di fiducia Alberto Zangrillo. Nessuna ripresa fotografica e video è stata consentita per la testimonianza.