Renzi disperato: rinnega i suoi “voucher” e cerca di bloccare il referendum
Un’altra sconfitta su una delle due proverbiali riforme, quella del lavoro, che conteneva la contestatissima norma sui voucher, potrebbe segnare la definitiva uscita dalla scena politica di Matteo Renzi, nonostante i suoi tentativi di restare in sella al Pd. Ecco perché l’ex premier ha prima ordinato ai suoi di non schierarsi pubblicamente in difesa dei voucher, contro le forze messe in campo dalla Cgil, consigliando eventualmente di dare la colpa alla “sinistra del Pd” per quelle norme approvate dal suo governo. Poi Renzi ha messo in moto i suoi emissari nel governo Gentiloni per provare prima a depotenziare il referendum, collocandolo in una data che non coincida con l’election day comunale per provare a non far raggiungere il quorum, ma anche per varare delle norme in extremis che lo cancellino definitivamente.
Il referendum c’è ma forse non si farà…
Una data c’è, per adesso: il 28 maggio, giorno indicato per referendum su voucher e appalti promossi dalla Cgil. Ma da una riunione a Palazzo Chigisarebbe emersa l’intenzione di far arrivare il testo trasformato già venerdì in Consiglio dei ministri in un decreto legge ed entrerebbe così subito in vigore. A quel punto si potrebbe chiedere l’annullamento del referendum perché, di fatto, ne cadrebbe la sua motivazione. Intanto, Matteo Renzi, ha iniziato a smarcarsi, secondo quanto riferiscono i giornali: «Non sono stati una mia invenzione – avrebbe confidato ai suoi fedelissimi – ma sono stata un’invenzione dei governi di sinistra”.