Renzi apre la bocca e le dà fiato. Anche sulla decadenza di Minzolini
«Avrei votato la decadenza di Minzolini», dice ora Matteo Renzi. Già, il Renzi: il tutto e il suo contrario. Lo sappiamo bene, ormai. È il Renzi. È il giustizialista che azzanna gli altri. È il garantista che difende i suoi. È per la magistratura che indaga ed è contro la magistratura che indaga. È il Renzi. Che non è ancora un vocabolario intero ma che presto lo sarà. Adesso che è pure fuori da Palazzo Chigi ed è pure in campagna elettorale per le primarie non lo si tiene più. Apre bocca e le dà fiato. E guai a stupirsi. «Io avrei votato la decadenza di Minzolini, non penso che il Senato sia il quarto grado della magistratura, finché c’è questa legge ciò che valeva per Berlusconi vale anche per gli altri», dice perciò il Renzi. E consegna questa sua convinta convinzione a CorriereTv. Sembra quasi banale. Sembrerebbe addirittura ovvia. Peccato, però, che non sia così. Peccato che il Renzi abba ancora una volta detto una baggianata. E proprio citando la legge che ha consentito a Minzolini di non decadere. Anche perché la cosiddetta legge Severino è stata votata anche dai sodali del Renzi. Tutti allineati e coperti. Perciò sarebbe ora il caso che gli spiegassero, al Renzi, il perché della corbelleria. Che nella sua affermazione c’è proprio la spiegazione esatta del contrario di quanto da lui sostenuto. Perché è chiaro che «ciò che valeva per Berlusconi vale anche per gli altri» ma, proprio in virtù della legge, è altrettanto necessario il voto del ramo del Parlamento interessato. Ed è stato il Parlamento che ha votato contro la decadenza del senatore Minzolini come richiesto espressamente dalla legge Severino. Perciò: o finge o al Renzi non gliela hanno ben spiegata. Chissà.