Matteo Renzi al veleno: “Scissionisti? Macchiette”. Ma sulle alleanze glissa
E’ stata una sorta di “re-incoronazione”, per Renzi, la kermesse Pd del Lingotto. Sotto il palco, l’entusiasmo dei supporter, convenuti nell’ex stabilimento Fiat in cinquemila. Sopra il palco, il tributo più significativo è invece arrivato dal premier Paolo Gentiloni, salito con gli organizzatori, Renzi stesso , Maurizio Martina e altri esponenti Pd.
Renzi parte in quarta nella corsa per la riconferma alla segreteria Pd e per la successiva candidatura a premier : la carica di segretario politico e l’investitura a candidato alla presidenza del Consiglio coincidono perfettamente, come ha ribadito nei giorni scorsi. Ma in tanta scenografia si nascondono i nodi politici del Pd, a partire da quello, impegnativo, delle alleanze in vista delle prossime politiche. .
L’ex-segretario parla infatti poco di programmi. Il suo è un intervento tutto al veleno, principalmente contro i fuoriusciti dem. “Amarcord della sinistra”, dice, sprezzante, Renzi, roba che è “una macchietta, non è politica”. “Essere di sinistra non significa rincorrere i totem del passato. E non è di sinistra solo chi sale su un palco col punto chiuso cantando Bandiera rossa” .
Rimane però il fatto che, con queste “macchiette”, Ranzi potrebbe essere costretto a trovare comunque un accordo, visto che le alleanze risulteranno determinanti nella corsa delle politiche. E’ un tema che sta già di dividendo il Pd. “Non pensi chi se ne è andato da questo partito sbattendo la porta di rientrare dalla finestra in un listone, non glielo permetteremo”, tuona dal palco la Serracchiani. Ma Rosato usa toni ben diversi parlando con i giornalisti:” Nessun veto e nessuna preclusione. C’è un progetto politico da costruire insieme che riguarda il Paese. Certo si può costruire un progetto politico con chi ha chiaro chi sono gli avversari: per noi sono i populisti e la destra. Speriamo di trovarci vecchi compagni di strada su questa stessa lunghezza d’onda”.
Con chi è disposto ad allearsi, al dunque, il Pd di Renzi? Quello che si è visto al Lingotto è un partito strabico: se Franceschini strizza l’occhio ad Alfano, Orfini guarda invece a sinistra, a partire da Pisapia.
Renzi si guarda bene dal prendere posizione. Prende tempo e dice che se ne discuterà quando sarà chiaro il quadro della legge elettorale. Poi puntualizza: “Non faremo riferimento ai modelli del passato” e comunque i nostri primi alleati sono “gli elettori”. Una formula retorica per nascondere l’incertezza di un partito che non ha più una strategia.