Ecco perché è la paura il sentimento dominante di questa Unione europea
È la paura il sentimento dominante di quest’Unione europea. Paura a restarci dentro così com’è. E paura ad uscirne fuori. Non esattamente un bel risultato per quelli che l’immaginarono un tempo e quelli che la difendono oggi. Tutto per un errore di valutazione. L’errore di chi credette di poter costringere insieme ciò che insieme non avrebbe potuto stare. Errore che generò l’utopia. Utopia che sempre provoca disastri. E paura. In principio fu la Ceca (Comunità economica carbone e acciaio) e poi fu il Mec (Mercato comune europeo). Ecco: ci si poteva fermare li. Un risultato importante era stato raggiunto, del resto: Francia e Germania costrette a parlarsi, annusarsi e persino cooperare. La Santabarbara di due guerre mondiali e di milioni di morti praticamente neutralizzata da un accordo di mutualità e di libero scambio. E in più, oltre alle merci, le persone. Libere di muoversi. Si, ci si poteva fermare. Ci si doveva fermare. Il Mercato comune europeo sarebbe stato più che sufficiente ad immunizzare il Vecchio Continente dalla fobia della terza guerra mondiale. Il mondo era già cambiato. Internet e fine della contrapposizione in blocchi l’avrebbero, di li a poco, fatto cambiare ancor di più. Non c’era alcun bisogno di un Parlamento (europeo) che non serve a nulla e di una moneta (euro) che serve solo a qualcuno. Invece hanno insistito. Hanno bombardato i popoli con una propaganda fasulla. Basti per tutti ricordare quella gran faccia di Prodi che addirittura – dopo averci imposto una tassa – disse agli italiani che con la moneta unica si sarebbe “lavorato un giorno in meno e guadagnato come se si fosse lavorato un giorno in più“. Balle. Bufale. C’è tutto ciò alla base della odierna paura nei confronti della Ue. Per questo la celebrazione di Roma è una festa blindata, senza popolo. Senza alcun entusiasmo. Ed il colmo è che tutti quelli che oggi stanno tronfi ed impettiti in Campidoglio o al Quirinale lo sanno benissimo che l’Ue non va. Che i cittadini non la sopportano e che, anzi, la temono. Lo sanno benissimo e infatti anche loro dicono che questa Unione “deve cambiare“. Che il cambiamento è necessario. Ma nessuno spiega come. Perchè nessuno di loro lo sa. Non sanno nè cosa fare nè cosa dire mentre se ne stanno, sorridenti, in due dei più bei palazzi della Città Eterna. Brindano ma, come i cittadini che rappresentano, hanno paura. Paura di certificare il fallimento dell’Unione europea. Il loro fallimento.