Il padrone del pallone resta Tavecchio: Abodi si ferma al 46%
Carlo Tavecchio è stato rieletto alla presidenza della Figc. Nell’assemblea elettiva tenutasi oggi all’Hotel Hilton di Fiumicino, il presidente uscente ha ottenuto 275,17 voti, pari al 54,03%, contro i 234,08 voti (45,97%) dello sfidante Andrea Abodi. Nessuna scheda bianca. Tavecchio, in carica dall’11 agosto 2014 dopo le dimissioni di Giancarlo Abete, resterà quindi alla guida della Federcalcio per il prossimo quadriennio, fino al 2021.
E Tavecchio scoppia in lacrime dopo la conferma
«Normalmente in questi casi ci si divide, ma con la stessa forza con cui ci si divide ora bisogna trovare la forza per unire». Così Tavecchio, subito dopo la sua rielezione. «Voglio dare atto ad Abodi della sua correttezza», ha detto riferendosi al suo sfidante sconfitto. Tavecchio, visibilmente provato dall’influenza che lo ha colpito proprio in questi giorni, si è poi commosso al momento dei ringraziamenti. «Non sono nelle condizioni di proseguire molto. Ringrazio chi mi ha votato, gli amici, e anche coloro che non lo hanno fatto. Una considerazione va alla mia famiglia, ma soprattutto a mio fratello che sta soffrendo», ha concluso con la voce rotta dal pianto.
Tavecchio non vuole riconoscere che la vittoria è di misura
«Sono emozionato, come è normale che sia. Vittoria risicata a livello percentuale? Se a voi sembra risicata…Sono sicuro di aver fatto il mio dovere, ho detto quello che potevo fare, gli impegni che possono mantenere, niente di più. Da oggi una federazione ancora più unita? Lo spero», ha poi aggiunto Tavecchio lasciando la sala dell’assemblea federale dopo la sua rielezione.
Non accolto l’appello al cambiamento di Abodi, sfidante di Tavecchio
«Questa non è una federazione madre, ma una matrigna, e non va bene», aveva detto lo sfidante Abodi, nel suo discorso prima del voto. «Io voglio una Figc che sia libera e che ognuno di voi si senta veramente libero. Voglio vedere questo mondo decollare sotto tutti punti di vista, a partire dalla sua reputazione. Vorrei essere portabandiera di un modello italiano finalmente competitivo e dignitoso». Un appello recepito da 234 su 516 voti. Non abbastanza per segnare la svolta nel governo della Federcalcio.