Omicidio di Vasto, Di Lello: «Sono pentito». Il pm ha chiesto l’ergastolo
La cronaca lo ha registrato agli atti come “l’omicidio di Vasto”: una tragedia che ha distrutto le vite di tre persone e di diverse famiglie, cominciata il primo luglio scorso con l’incidente che ha provocato la morte di una giovane donna, Roberta Smargiassi, travolta dall’auto del 21enne Italo D’Elisa, che il martio della vittima, Fabio Di Lello, ha poi ucciso in preda a un impeto o per premeditazione è materia del dibattimento in via di conclusione. Ebbene quella tragedia che tra delitto e castigo ha portato alla morte di due persone e all’arresto di Di Lello, si aggiorna alla condanna all’ergastolo, chiesta ieri dal pm Giampiero Di Florio, che per il panettiere di Vasto, accusato dell’omicidio aggravato dalla premeditazione di Italo D’Elisa, ha chiesto il massimo della pena.
Omicidio di Vasto, il pm chiede l’ergastolo per Di Lello
Ergastolo: questa la richiesta del magistrato rivolta ai giudici della Corte D’Assise di Lanciano, arrivata dopo due ore di requisitoria in un processo che, va ricordato, si sta celebrando a porte chiuse e con il rito immediato, e nell’ambito del quale i legali difensori dell’imputato, gli avvocati Giovanni Cerella e Pierpaolo Andreoni, avevano chiesto in una precedente udienza – richiesta rigettata dai giudici della Corte – una perizia psichiatrica. Ma il percorso sembra abbastanza tracciato: Di Lello è accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione per aver ucciso, lo scorso 1 febbraio, a Vasto appunto, il 21enne Italo D’Elisa, freddato con tre colpi di pistola. Ieri in aula l’imputato si è detto «pentito e dispiaciuto per quanto fatto per il grande dolore che aveva in quel periodo», sconfessando in qualche modo la teoria della premeditazione che fin qui, in aula, ha riletto avvenimenti e frasi in un’ottica duramente accusatoria.
Omicidio di Vasto, la tesi della premeditazione
Stando a quanto ricostruito durante il processo, dunque, tutto deporrebbe contro Di Lello, e in particolare tre elementi accrediterebbero la tesi della premeditazione, mentre, da parte sua, l’omicida continua a difendersi spiegando il delitto con un raptus durante un incontro causale. L’udienza, comunque, è stata aggiornata al 24 marzo alle 10 del mattino, quando sono previste le repliche e la sentenza.
1) Il fatto che all’inizio di dicembre l’imputato abbia deciso di donare i suoi beni e la sua casa ai genitori.
2) L’acquisto della pistola, avvenuto un mese dopo la morte della moglie, pistola che Di Lello avrebbe sempre tenuto in auto.
3) I continui post su Facebook nei quali manifestava la sua sfiducia nella giustizia e quello che per gli inquirenti sarebbe «un chiaro desiderio di vendetta».