Nomine, il Pd processa Renzi: ha agito nell’ombra come il vecchio potere
Ancora polemiche sul pacchetto di nomine firmate Gentiloni ma “ordinate” da Renzi, passate al setaccio non solo dalle opposizioni ma anche dai colleghi di partito dell’ex premier. Nomine frutto dei vecchi metodi clientelari della prima Repubblica all’insegna dell’occupazione di tutti i centri di potere con la promozione degli amici degli amici.
Nomine il Pd contro Renzi: ha agito nell’ombra
L’ultimo attacco a Renzi e al suo cerchio magico arriva da un democratico doc come Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria del Senato «Sulle nomine grava l’ombra dell’ex premier, ora segretario dimissionario del Pd, che avrebbe visto in segreto membri del governo per esprimere le sue preferenze. Un partito certo può dire la sua – dice Mucchetti – ma alla luce del sole, non facendo filtrare che Caio va cambiato perché non ha schierato Poste su Mps o su Pioneer». L’accusa principale rivolta all’ex capo del governo è quella di aver agito nell’ombra come un burattinaio. «Se Renzi si fosse assunto la paternità dei giudizi sarebbe stato facile contestarlo. Ma ha agito da uomo di potere vecchio stampo, trascurando che questi gruppi sono quotati», ha concluso il senatore del Pd intervenendo sul suo blog in merito al recente giro di nomine che ha coinvolto le società partecipate dallo Stato.
Meloni: una lottizzazione scandalosa
Sullo “scandalo nomine” è tornata anche Giorgia Meloni che accusa Renzi di aver lottizzato tutti i centri di potere italiani «piazzando i suoi amici e i suoi finanziatori. È il presupposto necessario per continuare a essere il garante dei poteri forti, dei banchieri e degli speculatori, l’unica “qualità” sulla quale può puntare per rimanere a galla. Ma Renzi e il Pd non possono comprarsi anche l’unico potere che conta veramente: il popolo italiano», scrive su Facebook la leader di Fratelli d’Italia.