Napoli, case popolari a pregiudicati. Il “ribelle” De Magistris: «È la legge»

25 Mar 2017 17:37 - di Francesca De Ambra
de magistris

Metti il sindaco di una «città ribelle» che si vanta di aver cacciato la criminalità organizzata dal Comune, una norma regionale un po’ farlocca sui criteri per l’assegnazione degli alloggi popolari, tre famiglie che ne ricevono le chiavi nonostante siano gravate da procedimenti penali con accuse di camorra e ora accomodatevi nella Napoli di Luigi De Magistris, meglio noto come Giggino ‘a manetta. Ma procediamo con ordine: un’inchiesta del Mattino ha svelato che tra gli assegnatari degli appartamenti alle Vele di Scampia, in pratica la sinistra location di Gomorra, figurano anche tre nuclei familiari cui cui pendono ipotesi di reato molto gravi. Tra di loro – informa il quotidiano – c’è anche il pregiudicato accusato dell’omicidio di Antonio Landieri, vittima innocente della prima faida di Scampia.

De Magistris si trincera dietro la norma regionale

E non si tratta di una svista, di un errore rimediabile, ma di una decisione presa dall’amministrazione De Magistris che si giustifica trincerandosi dietro una legge regionale, la 18/97, che all’art. 2 non prevede tra i requisiti richiesti per ottenere l’assegnazione dell’alloggio pubblico alcun controllo su casellari giudiziari e sui carichi pendenti. Una falla indubbiamente, ma ogni sindaco sa e l’ex-magistrato De Magistris più di tutti, che contro la criminalità organizzata occorre spesso un surplus di attivismo da parte degli amministratori pubblici. Del resto, le cronache giudiziarie, specie in Campania, abbondano di sindaci e assessori gravati da sospetti proprio perché limitano la propria attività di controllo ad interventi di tipo formalistico. Sul caso degli alloggi delle Vele la Procura ha già acquisito gli articoli del  Mattino.

La dirigente comunale minacciata di morte

A Napoli la situazione appare addirittura più grave. Perché – è sempre il Mattino che informa – c’era stato un chiaro “no” all’assegnazione dei tre alloggi ai sospetti camorristi che la dirigente comunale Assunta Malinconico, minacciata per questo persino di morte, aveva messo nero su bianco e che, invece, l’avvocatura del Comune ha completamente ribaltato, alla luce della norma regionale. Certo, è a dir poco singolare che un sindaco come de Magistris, che si vanta di aver trasformato Napoli in «città ribelle» non si sia ribellato ad una norma regionale criminogena e non abbia radunato i suoi amici dei centri sociali sotto il palazzo della Regione per chiederne la modifica. Pur di non ospitare Salvini, ha lasciato che si sfasciasse mezza città e ora se ne resta a braccia conserte mentre i suoi uffici consegnano le chiavi di alloggi pubblici a probabili camorristi. Altro che manetta: De Magistris è solo chiacchiere e distintivo.

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