La storia dell’attentatore di Londra. Si era convertito all’Islam in carcere
L’attentatore di Londra, finora identificato come Khalid Masood, era nato 52 anni fa come Adrian Russell Ajao, a Dartford, in Kent. Secondo quanto hanno reso noto fonti investigative ai media britannici, l’uomo si sarebbe convertito all’Islam in prigione dove è finito più volte per diverse condanne.
Il contatto con gli estremisti islamici
La prima risale al novembre 1983 e l’ultima nel dicembre 2003 per possesso di una coltello. Non era mai stato condannato per terrorismo, ma Masood – che era noto alla polizia con diversi nomi – era finito nei radar dei servizi per contatti con terroristi islamici, precisano fonti di The Independent. Le stesse fonti che precisano che l’indottrinamento sarebbe iniziato al momento dell’incontro con estremisti islamici in prigione. Nel 2003 Adrian Russell Ajao era stato condannato per aver pugnalato un uomo al volto durante una lite ad Eastbourne.
L’attentatore di Londra e il carcere
Secondo quanto emerge ancora dalla sua biografia, l’uomo sarebbe cresciuto, solo con la madre, a Rye, nell’East Sussex. Lunga la lista delle prigioni britanniche dove, secondo il Times, l’attentatore di Londra avrebbe scontato pene: Lewes, Wayland, Norfolk e Ford. Anche se non è ancora chiaro quando esattamente l’uomo si sia convertito all’Islam, adottando quindi il nome di Khalid Masood, ma gli inquirenti ritengono appunto che la radicalizzazione sia avvenuta in prigione.
Le preghiere e la moschea
Quello che si sa è che frequentava la moschea di Birmingham, nel West Midlands dove viveva e dove avrebbe organizzato l’attacco di mercoledì. Sempre secondo quanto è emerso, l’uomo aveva dei figli, tre secondo alcune fonti, e si presentava come insegnante di inglese. Ma non risulta che abbia mai lavorato in nessuna scuola pubblica. Viene descritto come «un uomo molto religioso: non potevi andarlo a trovare a casa sua a Birminghan di venerdì perché pregava». Ma aveva anche la passione per il culturismo: «Era un omone, aveva l’aspetto del bodybuilder, non era uno con cui avere qualcosa da dire».