La Raggi annuncia il varo dell’Ufficio Speciale per il Tevere. Ma non esiste già?
Distratta, mal consigliata, regina di gaffe. Anche sul riscatto e la tutela del bacino idrico del Tevere, un tempo meraviglia paesaggistica e motore economico della Capitale, Virginia Raggi dimostra scarsa competenza. L’ultima notizia della Giunta capitolina, annunciata con clamore, è infatti l’istituzione dell’Ufficio Speciale Tevere. «L’obiettivo – spiega una nota ufficiale del Campidoglio – è la valorizzazione sotto il profilo storico-ambientale del fiume Tevere nel suo tratto urbano attraverso attività di manutenzione, sviluppo e tutela delle acque e delle aree spondali». Detta così suona bene. L’iniziativa per “salvare” dal degrado l’ex biondo fiume di Romolo e Remo sembra andare nella direzione di uno snellimento burocratico delle competenze della manutenzione del bacino idrico della città Eterna, che oggi sono affidate a uffici, dipartimenti ed enti differenti. La sindaca Raggi spiega che il nuovo Ufficio speciale, all’interno della macchina organizzativa capitolina, avrà «il compito di coordinare e garantire tempestività e unitarietà di interlocuzione con altre istituzioni pubbliche coinvolte nelle attività di manutenzione, valorizzazione e fruibilità delle acque e delle aree lungo l’argine».
La Raggi vara l’Ufficio Tevere, ma è un doppione
Peccato che un’istituzione analoga già esiste e da molti anni. Si tratta della cosiddetta Autorità di Bacino del Fiume Tevere, istituita nel 1989, che vanta un’organigramma di tutto rispetto (un comitato istituzionale, un comitato tecnico e una segreteria generale, tecnico-operativa) e ha come finalità la redazione del cosiddetto piano di bacino, un piano territoriale di settore, come « strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni finalizzate alla conservazione, alla difesa ed alla valorizzazione del suolo e alla corretta utilizzazione delle acque». Un ente specializzato che si avvale di grandi professionalità del settore per un costante monitoraggio dell’intero bacino tiberino orientato – come si legge nel sito – «alla tutela di interessi generali, quali l’equilibrio del bilancio idrico, la stabilità dei versanti, dei suoli e dei litorali, gli usi plurimi e condivisi delle acque nel rispetto degli andamenti stagionali e ciclici». A leggere le motivazioni, la nuova creatura della sindaca Raggi ha tutta l’aria di essere un doppione dell’Autorità di Bacino del Tevere. Una svista? O forse un nuovo giocattolo che andrà a pesare sulle casse già malmesse del Comune di Roma per oliare le tante cooperative che operano sul terreno della tutela dell’ambiente con risultati discutibili. Nell’annunciare il varo dell’iniziativa il Campidoglio parla anche di controllo «dello stato di attuazione di iniziative, anche di associazioni, fondazioni e Onlus che, in sinergia con l’amministrazione, svolgono attività per la valorizzazione e la riqualificazione delle aree lungo l’argine del Tevere».