Consip, interrogato il padre di Renzi. Matteo: «Pena doppia se colpevole»
È il business degli appalti pubblici il cuore dell’inchiesta Consip. Inchiesta che sta scuotendo i Palazzi della politica e che ha oggi vissuto una giornata importante con l’interrogatorio, durato quasi 4 ore, a Roma del padre di Matteo Renzi. L’ex premier è intervenuto sulla vicenda durante la trasmissione Otto e mezzo condotta da Lilli Gruber su La7: «Se mio padre ha commesso qualcosa, è giusto che vada a processo subito e mi piacerebbe pena doppia se fosse colpevole. Però c’è un particolare: i processi si fanno nelle aule dei tribunali. Mio padre deve essere processato se colpevole, ma non permetteremo che i processi si facciano su giornali».
Al centro dell’indagine, partita dalla procura di Napoli ed approdata per competenza nella Capitale, c’è l’imprenditore campano Alfredo Romeo che con la Global Service e altre sue società stava partecipando ad un appalto miliardario -suddiviso in diversi lotti e denominato Fm4– bandito dalla Consip, la centrale di acquisti della pubblica amministrazione di proprietà del Tesoro. Romeo, arrestato dai carabinieri del Comando tutela ambiente e dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Napoli, è accusato della presunta corruzione di un dirigente della Consip, Marco Gasparri, il quale ha a sua volta evitato l’arresto perchè ha subito collaborato con gli inquirenti. Il dirigente Consip, secondo l’accusa, avrebbe ricevuto da Romeo almeno 100mila euro in cambio di informazioni riservate in grado di favorire le sue società impegnate nell’assegnazione di alcuni di quei bandi di gara.
Le ripercussioni politiche dell’inchiesta sono state subito evidenti: iscritti nel registro degli indagati, seppur con ipotesi di reato diverse, ci sono infatti il ministro dello Sport Luca Lotti, braccio destro di Matteo Renzi, il generale Tullio Del Sette (comandante generale dei carabinieri), il generale Emanuele Saltalamacchia (comandante dei carabinieri della Toscana) nonché l’imprenditore farmaceutico toscano Carlo Russo, personaggio molto vicino sia a Romeo che a Tiziano Renzi, padre dell’ex premier. Tiziano Renzi e Carlo Russo sono indagati per concorso in traffico di influenze e sono stati interrogati proprio oggi l’uno a Roma e l’altro a Firenze. Indagato, inoltre, sempre con l’ipotesi di accusa di traffico di influenze, anche l’ex parlamentare di An Italo Bocchino, che dell’imprenditore partenopeo è stato consulente. Bocchino, cui è stata perquisita l’abitazione, sarà ascoltato dai magistrati nei prossimi giorni.
L’inchiesta ha ovviamente scatenato la polemica politica. Il Movimento 5 Stelle ha presentato una mozione di sfiducia individuale nei confronti del ministro Lotti, anche se, come ha evidenziato il senatore di Fi Maurizio Gasparri «..quelli che brandiscono queste mozioni purtroppo usano una pistola scarica». All’interno del Pd -alle prese con le primarie- i colpi bassi si sprecano. Da un lato i pasdaran del segretario che cercano di rintuzzare gli attacchi, dall’altro gli sfidanti per la segereteria del partito Michele Emiliano e Andrea Orlando che cercano di sfruttare l’occasione. In mezzo c’è Gentiloni: l’ordine per i ministri è di tenere l’esecutivo al riparo dalle “turbolenze”. Ma è ovvio che la navigazione è a vista.