Houellebecq: dicono populista al posto di “fascista”, è l’insulto del momento
E’ in questa fase lo scrittore più noto e più discusso della Francia, soprattutto dopo l’uscita dell’ultimo romanzo Sottomissione in cui racconta del suo Paese islamizzato grazie all’inerzia e all’apatia degli occidentali. Michel Houellebecq, intervistato per il Corriere da Stefano Montefiori, affronta i temi caldi del dibattito francese e europeo: la crisi della democrazia rappresentativa e il populismo.
Interessante la visione di Houellebecq sulla cultura europea, che secondo lo scrittore è ormai ridotta al lumicino: “Oggi c’è molta meno cultura europea di quanta ce ne fosse un tempo. Prendiamo la letteratura, per esempio. In Francia traduciamo soprattutto opere anglosassoni, e questo vale anche per il cinema e la tv, mentre a fine Settecento I dolori del giovane Werther elettrizzavano l’Europa intera. Nella maggior parte dei Paesi europei la gente compra libri locali e poi anglosassoni. Esiste una cultura locale legata al singolo Paese e una cultura globale anglosassone. Di cultura europea ne vedo poca“.
Sul sovranismo critica chi parla di incompetenza del popolo: “La tesi di una presunta incompetenza dei cittadini è molto antidemocratica. Il voto del più ignorante vale quanto quello del più istruito. O siamo d’accordo su questo oppure affidiamo le decisioni agli esperti. Io preferisco la prima soluzione”.
Infine espone la sua idea di democrazia diretta, che non prevede mediazioni: “Non ci sarebbe più un Parlamento. Montesquieu diceva che non si possono toccare le leggi senza tremare: le modifiche legislative sarebbero decise solo da referendum di iniziativa popolare. Anche la spesa pubblica sarebbe stabilita dall’insieme della popolazione”.
Un ideale un po’ sbilanciato sul populismo? “Quando sento qualcuno evocare il populismo – è la risposta di Houellebecq – so che in fondo quella persona è contraria alla democrazia. La parola populismo è stata inventata, o meglio recuperata, perché non era più possibile accusare di fascismo certi partiti, sarebbe stato troppo falso. Allora è stato trovato un nuovo insulto, populista. Sì, penso di essere populista. Voglio che il popolo decida su tutti gli argomenti».