Gessica, la miss aggredita con l’acido: revocata la carta di soggiorno all’ex capoverdiano
Lei, Gessica Notaro, la ragazza sfregiata con l’acido dall’ex fidanzato “Eddy”, dal letto dell’ospedale Bufalini di Cesena dove è ricoverata, continua a ringraziare amici e sostenitori per la solidarietà dimostrata alla sua vicenda, una vicenda terribile, di dolore e di coraggio, che oggi si aggiorna all’ultima decisione giudiziaria arrivata dal Questore di Rimini, Maurizio Improta, il quale ha revocato la carta di soggiorno a Edson Lopes Tavares detto “Eddy”, il capoverdiano attualmente in carcere per l’aggressione con l’acido a Gessica Notaro, la ex fidanzata, reginetta di bellezza, sfregiata dal 29enne il 10 gennaio scorso. Al termine della sua vicenda processuale, dunque, l’uomo sarà espulso dall’Italia.
Gessica, quell’aggressione è una cicatrice perenne
Lei, invece, a causa della violenta aggressione subita, è condannata da ormai quasi due mesi – e purtroppo per molto altro tempo ancora – alla degenza ospedaliera, ai continui interventi chirurgici – l’ultimo, all’occhio sinistro, è stato realizzato per salvare la vista della giovane – alla metabolizzazione dei segni interiori che questa vicenda le lascerà: una cicatrice indelebile, quella impressa sulla pelle e nelle mente di Gessica, che non smetterà mai di sanguinare. Del resto, anche il ricordo di quella terribile sera che ha marchiato a caratteri di fuoco la sua vita, è impresso con straordinaria nitidezza nelle memoria di Gessica, e non solo per le gravi ustioni che la ragazza ha riportato sul volto.
L’agguato eseguito con una brutalità silente, inimagginabile
Non solo perché l’acido le ha colpito l’occhio sinistro, come detto recentemente operato e al momento bendato, di cui solo nelle prossime settimane si saprà se la funzionalità potrà tornare come prima di quel feroce agguato. No: non sono solo le drammatiche conseguenze fisiche e il calvario chirurgico e terapeutico a cui è sottoposta dal 10 gennaio scorso a ricordare in ogni istante a Gessica quanto da lei subìto: ma è la brutalità silente con cui il cittadino originario di Capo Verde, ora in carcere, l’ha braccata, aggredita, ferita in quel modo, nel corpo e nell’anima. Quella ferocia senza un perché, premeditata con freddezza e eseguita con ancor più sconvolgente fermezza…