GB, schiaffo a Uber: per gli autisti (immigrati) un test di inglese
È proprio vero che la retorica dei diritti umani e dell’antirazzismo fa spesso da paravento agli interessi di chi sfrutta cinicamente la stato di bisogno degli immigrati. Non fa eccezione la multinazionale del trasporto Uber, che può praticare tariffe concorrenziali proprio perché si serve di autisti sottopagati provenienti dal Sud del mondo. È gente disposta a turni massacranti di lavoro per pochi soldi. E che spesso conosce a malapena la lingua dei Paesi in cui si trova a svolgere il proprio lavoro. Con i i disservizi e gli inconvenienti che si possono ben immaginare.
Ora Uber ha ricevuto un sonoro schiaffo dalle autorità biranniche. Gli autisti della multinazionale dovranno superare un esame (scritto e orale) di inglese se vorranno continuare a lavorare a Londra. Lo ha stabilito l’Alta Corte britannica, rigettando il ricorso della filiale londinese di Uber, che si opponeva ai nuovi requisiti introdotti da Transport for London (Tfl), l’ente responsabile dei trasporti pubblici della capitale britannica. Tra le nuove regole è previsto anche il superamento di un test di inglese che, secondo Uber, avrebbe portato a un’«indiretta discriminazione razziale» e minacciato il lavoro di circa 30mila autisti, perlopiù (appunto) immigrati. Ma che nobili paladini dei diritti umani…
Il giudice Mitting, come riporta il Telegraph, ha stabilito che la Tfl ha l’autorità per chiedere agli autisti di dimostrare la propria conoscenza della lingua inglese. Un requisito ritenuto vitale per garantire la sicurezza dei passeggeri e alzare gli standard del servizio. Secondo i legali di Uber, la norma potrebbe comportare nell’arco di tre anni la bocciatura di decine di migliaia di autisti che faranno richiesta della licenza. Il nuovo regolamento, che prevede anche obblighi in tema di assicurazione e la creazione di call center per l’assistenza ai clienti, per i legali di Uber porterà anche ad un aumento dei costi per gli operatori del settore.
Uber ha ricevuto lo schiaffo anche dal sindaco di Londra, Sadiq Khan (di origini pakistane, che ha accolto con favore la decisione dell’Alta Corte, a conferma conferma i piani dell’amministrazione per «aumentare gli standard e migliorare la sicurezza dei passeggeri».