Corona voleva fare l’agente provocatore. Per incastrare un noto calciatore…

9 Mar 2017 16:49 - di Monica Pucci

Il retroscena è inedito e ghiotto: Fabrizio Corona si era candidato a fare da “agente provocatore” per conto della procura di Milano e della polizia per incastrare un calciatore, Giuseppe Sculli, legato alla ‘Ndrangheta calabrese, che secondo il paparazzo pare gli aveva chiesto 50 mila euro. È quanto emerso in mattinata nell’aula del processo al fotografo, accusato di intestazione fittizia di beni per circa 2 milioni di euro a lui riconducibili trovati in gran parte nel controsoffitto dell’appartamento della sua collaboratrice Francesca Persi e in parte in depositi austriaci. Il particolare è emerso nel corso di un difficile esame al commissario di polizia Luca Izzo che per un mese circa indagò sulla bomba carta piazzata il 16 agosto nei pressi dell’abitazione di Corona che nell’immediatezza aveva riferito di avere ricevuto una richiesta di 50mila euro da parte del calciatore Giuseppe Sculli, legato da rapporti di parentela con pregiudicati calabresi. Interrogato dal pubblico ministero David Monti nei locali della questura milanese a settembre, secondo quanto reso noto oggi dal funzionario, incalzato dalle domande del difensore di Corona, l’ex re dei paparazzi si era offerto di collaborare con gli inquirenti: «Doveva chiamare Sculli, dargli i soldi che questi gli chiedeva, provocarlo sulla bomba carta e farsi microfonare». L’offerta venne respinta, ma – secondo quanto affermato in aula dal legale di Corona, Ivano Chiesa – il pm Monti diede all’ex detenuto il suo numero di cellulare.

Scontro in aula tra Corona e il commissario

Corona in aula è sbottato contro il commissario teste: «In nome della legge uno che rappresenta la polizia non può venire in aula a dire cose del genere. Mi hanno fatto vedere un album con trenta fotografie e lui lo sa  benissimo. Come fa a dire che se n’è dimenticato?», ha detto Corona, visibilmente adirato, dopo aver picchiato i pugni sul banchetto, rivolgendosi al commissario di polizia Luca Izzo. La difesa di Corona e dlo stesso ex re dei  paparazzi hanno contestato nel corso della deposizione sia un  “verbale tagliato” definito dallo stesso presidente del collegio come un “verbale di sommarie informazioni leggermente creativo”, che l’utilizzo di una “informativa da fonte anonima” nelle indagini.  Luca Izzo è il commissario applicato alla sezione reati contro il patrimonio che ad agosto 2016 raccolse la denuncia presentata da Corona sulla bomba carta esplosa nei pressi dell’abitazione dell’ex re dei paparazzi. Indagine avviata proprio per tentata estorsione ai danni di Corona da parte del calciatore Giuseppe Sculli. Secondo gli avvocati Chiesa e Sirotti, difensori di Corona, quello acquisito dal Tribunale “è un verbale a metà” dove mancherebbe tutta la prima parte della deposizione e dove sarebbero state volutamente riportate soltato le dichiarazioni sui presunti rapporti tra l’ex fotografo e personaggi sospettati di avere contatti con l’ndrangheta. A parlare di legami Corona e ‘Ndragheta, ed è un elemento nuovo emerso dall’udienza di oggi, è stata una fonte anonima ascoltata dalla sezione Tutela Donne e Minori della Polizia Locale di Milano. Il racconto è poi finito tra gli atti di indagine che hanno portato all’arresto di Corona. Un esame, quello di Izzo, accompagnato da atteggiamenti di evidente nervosismo da parte di Corona che ha picchiato i pugni sul banchetto, ha suggerito domande al suo difensore e ha tentato anche di prendere la parola durante l’esame.

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