Emiliano e Orlando sfidano Renzi: basta con l’uomo solo al comando

19 Mar 2017 20:13 - di Stefania Campitelli

A parte le ricette su lavoro, tasse, Europa e  migranti, è sull’organizzazione del partito e l’esercizio della leadership che si concentrano le differenze maggiori tra le mozioni presentate dai candidati alla segreteria del  Pd che si sfideranno alle primarie.

Parte la sfida a suon di mozioni

Per i competitor di Renzi, Michele Emiliano e Andrea Orlando va separato il ruolo di segretario e candidato premier mentre per il rottamatore il principio del leader forte non si tocca. Tutto messo nero su bianco nelle mozioni congressuali. Due mondi opposti di intendere la leadership ma anche un’arma polemica nei confronti di Renzi: Orlando rivendica la necessità di un “segretario a tempo pieno” perché “un partito assorbito dal governo” è stata una della cause della sconfitta del 4 dicembre. Emiliano, poi, attacca la “visione ipertrofica dell’io solo al comando, l’io ipertrofico”. Renzi al contrario non rinuncia all’uomo forte anche se con sfumature più soft del passato. Nella sua mozione “Avanti, insieme” ammette però  che il partito va curato di più. “L’esperienza di questi anni ci dice che il principio, per noi essenziale, di coincidenza tra segretario e candidato premier richiede una cura particolare del Partito, specialmente durante le stagioni di governo, anche allo scopo di migliorare la qualità delle riforme e di farle vivere nella società”.

No all’uomo solo al comando

“Noi adesso, dobbiamo ricostruire questa casa comune – si legge nella mozione di Emiliano –  per unire un Paese diviso, anche da una visione ipertrofica dell’io solo al comando, con cui è stata intesa e costruita la leadership”.  Orlando che dell’unità, del ricucire ha fatto la sua bandiera intitola la sua mozione “‘Unire l’Italia, unire il Pd” mentre Emiliano per il suo programma sceglie “‘L’Italia è il nostro partito”. Il governatore pugliese è quello che, nel suo documento congressuale, si addentra meno nelle questione prettamente politiche e si concentra sulla partecipazione dei militanti, con la proposta di una piattaforma web in cui poter incidere, attraverso il voto on line, sulle scelte del partito. Per Orlando è prioritario avere un segretario a tempo pieno:  “È giunto il momento di riaffermare la distinzione tra partito e governo, che non è una questione organizzativa, è una scelta politica. Il partito non è un comitato elettorale permanente”.

E’ scontro anche sulla legge elettorale

Anche la strategia delle alleanze e la legge elettorale dividono gli sfidanti, soprattutto Renzi e Orlando. Per l’ex-premier il Pd non deve rassegnarsi “al piano inclinato che spinge verso la democrazia consociativa, quella per cui si decide tutto dopo il voto” e dunque la strada da percorrere è quella di un Mattarellum rivisitato.  Per Orlando al contrario non ha senso riproporre ora il Mattarellum” sapendo che non ha chances di essere approvato. Piuttosto l’invito è a guardare al ddl Cuperlo, frutto del lavoro della commissione Pd sulla legge elettorale.

 

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