“Velo e apologia della sharia diventino reato”: la proposta choc di Calderoli
Roberto Calderoli all’attacco degli islamisti radicali in casa nostra. “Non vi potrà mai essere integrazione senza la preventiva accettazione da parte di tutta la comunità islamica del principio fondamentale della separazione inequivocabile tra la sfera laica e quella religiosa”. Sulla base di questa convinzione Calderoli ha depositato un ddl, appena stampato, al Senato con disposizioni “volte a contrastare i precetti religiosi e ideologici incompatibili con i principi costituzionali, l’ordinamento giuridico, la pubblica sicurezza e il benessere sociale della collettività”.
La proposta di Calderoli investe i luoghi e gli edifici di culto, le modalità di svolgimento dei sermoni nelle moschee, modifiche al codice penale con l’introduzione del reato di apologia della “guerra santa”. Nella relazione introduttiva, Calderoli sottolinea l’esigenza del rispetto da parte dei musulmani “delle normative vigenti in materia di libertà individuale e di pensiero, di obbligo scolastico, di autodeterminazione e di uguaglianza formale di tutti i cittadini davanti alla legge, lo status giuridico o religioso delle donne, il rispetto del diritto di famiglia e dell’istituto del matrimonio, dei minori e dei non credenti e il trattamento degli animali”.
In particolare, si integra l’art. 414 del Codice penale sull’istigazione a delinquere, prevedendo la pena da tre a cinque anni per “chiunque agisce in contrasto con il principio della tolleranza” sulla base dei dettami della “dottrina coranica” e istiga “a commettere reati, legittimando pubblicamente comportamenti contrari ai principi sanciti dalla Carta costituzionale o effettuando apologia della sharia o di condotte sanzionabili connesse al radicalismo religioso di matrice islamica o jihadista”.
Nel ddl Calderoli è fissato anche il divieto “di indossare nei luoghi pubblici, aperti al pubblico o esposti al pubblico, indumenti o qualunque altro accessorio, ivi inclusi quellimotivati da precetti religiosi o etnico-culturali che celano, travisano ovvero rendono irriconoscibile il viso impedendo l’identificabilità della persona senza giustificato motivo”.
In caso di inosservanza, è prevista un’ammenda da 150 a 300 euro, commutabile nell'”obbligo di prestare un’attività non retribuita a favore della collettività per finalità sociali e culturali destinate al raggiungimento di obiettivi di integrazione”. Inoltre, nei primi dieci anni dall’acquisto della cittadinanza, per il reato di istigazione alla sharia e in caso di condanna passata in giudicato dello straniero, la stessa è revocata e il condannato è espulso con effetto immediato.