Un mese fa la tragedia di Rigopiano tra speranza e morte (video e fotogallery)
Una tragedia che ferma il tempo, quella della valanga che si è abbattuta sull’Hotel Rigopiano. Un’incredibile storia di speranza e dolore, di salvezza e di morte. È successo esattamente un mese fa, eppure i volti di quelle persone che non ci sono più, rimaste sepolte sotto macerie e neve, come le voci, sempre più lontane dei sopravvissuti, restano xsospesi in una dimensione altra che sfugge al conto dei giorni e alla possibilità di raccontare un dramma senza spazio e senza tempo.
Un mese fa la tragedia di Rigopiano
Un dramma impresso per sempre sulle esistenze dei sopravvissuti a quella valanga staccatasi da 2.200 metri di quota e rovinata addosso al resort abruzzese investito e raso al suolo come un castello di carta velina sotto l’urto di una bufera senza precedenti. E allora, erano in 40 quel mercoledì 18 gennaio ad aspettare di poter tornare a casa, alla loro quotidianità, all’affetto dei loro cari. Erano 40 le persone – 28 ospiti, tra cui 4 bambini, e 12 dipendenti – su cui stava per abbattarsi un muro di ghiaccio. Erano 40 le vite su cui incombeva lo spettro della morte. E sono stati in 29 a non farcela: l’albergo è stato travolto da una massa di neve, alberi e detriti che aveva un fronte di 300 metri e una forza pari a 4 mila tir a pieno carico: quando i soccorritori sono arrivati, dopo oltre 12 ore, di fronte a loro hanno trovato un marea di bianco alta 4 metri. Solo una minima parte della struttura era visibile. Solo una minima parte degli ospiti di Rigopiano avrebbero potuto essere salvati: 11 di loro. Per gli altri 29 non c’è stato scampo…
La valanga, i soccorsi, la salvezza e la morte
E infatti, in una settimana di scavi e di ricerche condotte in condizioni proibitive, di polemiche e accuse, il bollettino di quella immane tragedia si aggiornava a un bilancio di morte sconcertante: il ventre della montagna, alla fine dei soccorsi, estenuanti e ininterrotti, restituiva solo corpi senza vita. Due persone, il cuoco Giampiero Parete e il tuttofare dell’hotel, Fabio Salzetta, sierano già salvati perchè al momento della slavina si trovavano all’esterno dell’albergo: il primo era andato a prendere una medicina per la moglie in macchina, il secondo era appena entrato nel locale caldaia. Sono stati recuperati dagli uomini del Soccorso Alpino all’alba di giovedì 19 gennaio. Poi, attivi h24 in quello scenario apocalittico di macerie e di neve, i Vigili del Fuoco hanno estratto vive, tra la giornata di venerdì 20 e l’alba di sabato 21 gennaio, 9 persone: la moglie e il figlio di Parete, Adriana Vranceanu e il piccolo Gianfilippo; tre bambini, l’altra figlia di Parete, Ludovica, Edoardo Di Carlo e Samuel Di Michelangelo, e altre 4 persone, Giampaolo Matrone, Vincenzo Forti, Francesca Bronzi e Giorgia Galassi. Ma sotto le macerie, giacevano senza vita i corpi di altri 15 uomini e 14 donne. La procura, come noto, sta indagando sul disastro e sull’incomprensione che ha posticipato la partenza della macchina dei soccorsi di almeno un’ora e mezzo. Ma quella giudiziaria sarà tutta un’altra storia…