Un decreto mette al bando tè verde e arancio amaro: insorgono i farmacisti
Un decreto del governo approvato a fine anno ha stabilito che non è più possibile ordinare in farmacia un preparato galenico, cioè realizzato con sostanze prescritte dal medico e appunto preparato dal farmacista. Il decreto, oltre a vietare questa possibilità, stabilisce il divieto d’uso di un lungo elenco di sostanze naturali e principi attivi. Tra questi sostanze molto comuni e del tutto inncue, come il tè verde o il guaranà o il tarassaco, ma anche aloe, rabarbaro e finocchio, arancio amaro.
La scelta ha sollevato molte polemiche e le categorie interessate fanno pressing sul ministero della Salute per ottenere chiarimenti. Sotto accusa le contraddizioni di un decreto che vuole ottenere uno scopo legittimo, cioè disciplinare il ricorso alle pillole dimagranti, ma mischia nello stesso elenco piante di uso comune, piante di cui non è ben specificato il nome e senza spiegare quali siano i principi attivi ritenuti dannosi per la salute. Senza contare che l’elenco include farmaci, aminoacidi, ormoni e altri principi attivi di cui si indica solo il nome commerciale.
Inoltre, fanno notare farmacisti e fitoterapisti, alcune delle sostanze vietate, sono presenti in integratori e prodotti erboristici – in molti casi, autorizzati dal Ministero proprio a supporto delle diete ipocaloriche – che non richiedono alcuna prescrizione medica. Così, paradossalmente, al momento ci sono sostanze in libera vendita, che però non possono essere prescritte dal medico come preparato galenico. La presidente di Federfarma Annarosa Racca ha dichiarato di recente a Repubblica che “non si tutela la salute pubblica impedendo di vendere lassativi naturali come la senna e la cascara, o altre piante usate in galenica e con impieghi diversi da quelli dimagranti, mentre sostanze più a rischio come l’efedrina sono prescrivibili in quanto un decreto del Tar ha annullato il decreto che ne vietava la vendita”.