Trump non retrocede di un millimetro. E viene fuori una telefonata bollente

2 Feb 2017 9:54 - di Franco Bianchini

La colpa di Trump, secondo i media mondiali, è quella di rispettare gli impegni presi con gli elettori. E per questo ogni vicenda diventa un caso, persino una telefonata – o meglio, una telefonata bollente – con il premier di un paese amico ed alleato, l’Australia. Secondo le ricostruzioni, in quella telefonata-scandalo – ricostruisce il Washington Post – Donald Trump avrebbe deciso di sospendere improvvisamente dopo 25 minuti un colloquio della durata prevista di un’ora con Malcolm Turnbull.

Trump e l’accoglienza

Stando a funzionari americani informati dei contenuti della telefonata citati dal Washington Post, a un certo punto Trump avrebbe anche riferito al suo interlocutore che quella in corso era la quinta telefonata con leader mondiali che faceva quel giorno (sabato), una delle quali con il presidente russo Vladimir Putin. Oggetto del contendere l’accordo raggiunto con l’Australia dall’amministrazione Obama per l’accoglienza negli Stati Uniti di 1250 rifugiati attualmente stipati in centri di detenzione sulle isole Nauru e Manus in Papua Nuova Guinea. 

Niente contraddizioni sui migranti

Trump, che il giorno prima aveva firmato il decreto sull’immigrazione si è lamentato dell’intesa, «la peggiore mai raggiunta», ha detto che «sarebbe stato ucciso» politicamente e ha accusato l’Australia di cercare di esportare i «prossimi attentatori di Boston». Poi  è tornato sulla vicenda con un tweet: «Ci crederete? L’amministrazione Obama ha acconsentito ad accogliere migliaia di immigrati illegali dall’Australia. Perché? Studierò questo accordo ottuso».

Il tweet dell’ambasciata americana

Da notare che poco prima del tweet l’ambasciata americana a Canberra assicurava ai reporter australiani che la nuova amministrazione avrebbe onorato l’accordo. «La decisione del presidente Trump di rispettare l’intesa sui rifugiati non è cambiata», aveva replicato un portavoce dell’ambasciata parlando con i giornalisti. Una conferma proveniente dalla Casa Bianca, girata al Dipartimento di Stato, infine arrivata alla sede diplomatica alle 13.15 ora di Canberra. L’ambasciata, riferisce ancora il Washington Post, sarebbe stata informata che l’accordo restava valido alle 21.15 ora di Washington, un’ora e 40 minuti prima del tweet di Trump.

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