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Tra spy story e antichi miti: la Roma archeofuturista de “Il Sole dell’Impero”

Tra spy story e antichi miti: la Roma archeofuturista de “Il Sole dell’Impero”

Cultura - di Viola Longo - 4 Febbraio 2017 alle 12:58

Prima di tutto è “una storia che mi sarebbe piaciuto leggere”, come spiega lo stesso autore. E, certamente, gli elementi per fare de Il Sole dell’impero (Idrovolante Edizioni) un romanzo appassionante ci sono tutti: intrigo, avventura e personaggi cui sarà facile appassionarsi. Ma nel libro d’esordio di Carlomanno Adinolfi, giovane ingegnere elettronico con una passione per la storia e la mitologia indoeuropea, c’è anche qualcosa in più: un sapiente mix di ultrapop e cultura di nicchia, che contribuisce a fare del romanzo una storia da leggere a più livelli.

“Una spy story con fanta-archeologia”

Il Sole dell’impero, che l’autore definisce una “spy-story con fanta-archeologia”, è ambientato negli anni Trenta. Che però non sono quelli che conosciamo. Adinolfi proietta il lettore in una dimensione ucronica, in cui il Sacro Romano Impero è sopravvissuto al Medio Evo e i grattacieli convivono con le antiche vestigia, non più ruderi di un passato che è stato più grande del presente, ma simbolo di una tradizione che si è sempre saputa incarnare nel futuro.

Un po’ Indiana Jones, un po’ Guénon

In questo contesto si muovono i protagonisti: il giovane giornalista Andrea Alcis e l’enigmatico Vertrago, capitano dell’esercito imperiale. I due si ritrovano al centro di un gioco tra potenze mondiali e forze arcane che li condurrà in un viaggio fino ai confini del mondo. In una avventura ispirata un po’ da Indiana Jones, un po’ da Renee Guénon, l’ultrapop e la nicchia, l’immaginario collettivo e l’esoterico.

Tra mito romano e mistica medievale

L’autore, soprattutto per la definizione dei personaggi, parla anche di una influenza di Evola e Berto Ricci, di Tintin e Blake et Mortimer. Di nuovo, quindi, la nicchia e l’ultrapop, anche se, spiega Adinolfi, “a fare capolino sono soprattutto tematiche, simboli, elementi archetipici che derivano dalla mitologia romana, da quella nordica, da quella buddhista, dal mondo ermetico e da quello mistico medievale. E poi gran parte della storia è incentrata su una certa visione filosofica della fisica quantistica e della teoria delle stringhe che da sempre mi appassionano”. Dunque, un ampio ventaglio di riferimenti per cercare di rispondere a quella che per Adinolfi è la missione dello scrittore: “Un autore – spiega – secondo me ha come compito principale quello di creare storie, mondi e personaggi che possano dare slancio al lettore, chiavi per aprire porte, basi per andare oltre il semplice aspetto narrativo”.

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4 Febbraio 2017 alle 12:58