Sorpresa Trump: Evola sdoganato da Bannon, lo spin doctor di Donald

12 Feb 2017 19:38 - di Antonio Pannullo

Quando si dice che il tempo è galantuomo: nei decenni scorsi ognuno delle decine di libri di Julius Evola usciva nel più totale silenzio della critica e dei giornali. E ha venduto lo stesso centinaia di migliaia di copie. Oggi probabilmente il filosofo di riferimento per diverse generazioni di italiani esce dal silenzio. Ma c’è voluto Donald Trump per riportare sui giornali Julius Evola. Ha fatto scalpore infatti la notizia che il filosofo e saggista italiano sistematicamente oscurato in patria sia stato citato da Steve Bannon, consigliere speciale e chief strategist del neo presidente Usa. Ma Evola, sia pure fuori dalle logiche mainstream, ha un suo pubblico, sia pure underground ma ampio, anche in Italia, tant’è che da oltre 40 anni c’è un’associazione culturale, la Fondazione Julius Evola, che porta avanti le idee del pensatore tradizionalista. La Fondazione, il cui statuto venne dettato pochi mesi prima della morte dallo stesso Evola, ha avuto come primo presidente l’avvocato Paolo Andriani, dalla morte di questi, negli anni ’90, ha il suo motore nel giornalista e scrittore Gianfranco de Turris, presidente fino al 2003, e da allora in poi segretario dell’associazione. Pur senza ricevere fondi pubblici di sorta, la Fondazione in questi 40 anni ha pubblicato tantissimo: 50 quaderni tematici di articoli di Evola sugli argomenti più vari, dalla musica alla psicoanalisi passando per le dottrine orientali sino al comunismo e, appunto, l’America; 17 volumi (il 18esimo è in stampa) della ”Biblioteca Evoliana” pubblicata dall’Editore Pagine; 10 edizioni dell’annuario ”Studi Evoliani” per le Edizioni Arktos (l’ultimo relativo al 2015, mentre quello del 2016 uscirà entro l’anno) contenenti saggi, atti di convegni ed epistolari.

Attivissima malgrado l’oscuramento mediatico la Fondazione Evola

Poi i convegni: quello per gli 80 anni dalla pubblicazione di “Rivolta contro il mondo moderno” e per i 50 da “Cavalcare la tigre”. Oltre a questi due testi sacri, ricordiamo senz’altro Il cammino del cinabro, una sorta di summa autobiografica di Evola, La dottrina del risveglio, sul buddhismo, L’arco e la clava, Gli uomini e le rovine, Meditazioni delle vette, Metafisica del sesso, Maschera e volto, Il fascismo, e moltissimi altri. Julius Evola ha scritto oltre trenta saggi, centinaia di articoli e curato e tradotto moltissimi autori. E’ stato de Turris a curare l’opera omnia di Evola per le Edizioni Mediterranee, 25 volumi in edizione critica, mentre, sempre di de Turris su Evola è appena uscita la seconda edizione ampliata e rivista de “Un filosofo in guerra 1943-5”, edito da Mursia. Insomma, un lavoro indefesso per portare avanti il pensiero di un filosofo certamente controverso, per il suo collegamento con Mussolini e il fascismo, ma le cui intuizioni sulla Tradizione e sul destino dell’Occidente non possono essere ignorate. A marzo è prevista invece l’uscita degli atti di “Evola e la sua eredità culturale” per le Mediterranee, convegno organizzato nel 2014, a 40 anni da morte del filosofo, con 10 docenti che hanno analizzato i diversi campi in cui Evola si è mosso, dall’arte all’esoterismo. Vogliamo infine ricordare che Julius Evola, da tempo malato, sentendo avvicinarsi la fine, chiese al suo amico fraterno Mario Cohen di aiutarlo a raggiungere la finestra dell’appartamento di corso Vittorio Emanuele a Roma dove viveva, per poter guardare fuori. E poco dopo morì. Da allora ci piace dire che Julius Evola, come dicevano i suoi libri, è morto in piedi.

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