Sanremo, al Vaticano piace Gabbani: la sua è una canzone teologica
C’è un rapporto tra le canzoni che hanno trionfato a Sanremo e la teologia. Lo scrive il paludato giornale della Santa Sede, L’Osservatore Romano, riferendosi al vincitore Francesco Gabbani con ‘Occidentali’s karma’ e alla canzone ‘Che sia benedetta‘ interpretata da Fiorella Mannoia. “La lettura tanto della prima che della seconda canzone è, senza tirare per i capelli l’interpretazione, estremamente profonda dal punto di vista teologico”, afferma il religioso domenicano Alberto Fabio Ambrosio.
E così prosegue: “Occidentali’s karma è una bellissima, esilarante, danzante parodia dell’occidentale ormai imborghesito che non riesce più a trovare la sua identità. Gli autori sembrano quasi farsi beffa di una ricerca apparentemente intimista, falsamente spiritualistica, apparentemente attenta all’ambiente, ma che in fondo denigra anche quei veri valori contenuti nelle spiritualità orientali. L’occidentale medio crede sì alle tecniche di meditazione orientali, ma come dicono gli autori della canzone, si va a lezioni di Nirvana: c’è il Buddha in fila indiana”. E, prosegue, “dietro l’angolo delle spiritualità fondate sul vuoto o il nulla, per l’occidentale c’è nascosto il nichilismo e non una spiritualità profonda: la folla grida un mantra, l’evoluzione inciampa, la scimmia nuda balla”.
Poco più di mode spiritualiste, quindi, che non aiutano a “cogliere il mistero nascosto nella realtà che ci circonda perché il narcisismo l’ha cancellato: tutti tuttologi col web, coca dei popoli, oppio dei poveri. E così la melodia si fa vera parodia di un occidente ormai in preda alla perdita di vera ispirazione della vita”.
Il testo di Fiorella Mannoia, ancora, è “un inno alla vita” anche quella “rischiarata da Dio”. Il festival dunque come celebrazione della potenza della vita, come si evince anche da testo di Ermal Meta (la sua canzone è arrivata terza) il cui titolo è appunto Vietato morire.