Russia, polemiche per il film sull’amore segreto tra lo zar Nicola II e la ballerina

19 Feb 2017 18:32 - di Redazione

Scatena polemiche in Russia, nel centenario della Rivoluzione del ’17 che il governo non ha ancora deciso come e in che forma celebrare, il film sulla storia d’amore fra l’ultimo zar di Russia Nicola II e la ballerina polacca etoile del Teatro Marinsky di Pietrogrado Mathilde Kschessinska la cui uscita è prevista il prossimo ottobre.

La Duma non condanna il film 

La commissione cultura della Duma ha rifiutato di condannare la pellicola di Aleksei Uchitel appellandosi alla libertà di espressione, in risposta alla doppia denuncia al procuratore generale della deputata, già procuratrice della Crimea, Natalia Poklonskaya secondo cui il film “incita nuove Maidan” (la piazza della ribellione ucraina) e  “offende i sentimenti religiosi”.

Minacce alle sale cinematografiche

Un gruppo di ultraconservatori ortodossi ha indirizzato lettere di minaccia alle sale cinematografiche, anticipando incendi e altre azioni se sarà messo in programma il film: Nicola II, ucciso dai
bolscevichi nel 1918, era stato canonizzato dalla Chiesa ortodossa nel 2000 (anche se la sua storia d’amore con Matilda risale al periodo precedente alle nozze e alla sua incoronazione, quanto viene narrato nel film non viene giudicato adatto a un santo). Pur non associandosi alle minacce degli attivisti, il potente vescovo Tikhon ha definito il film calunnioso.

40 registi in difesa del film 

“La legge protegge la libertà di espressione dei cittadini. La
commissione cultura della Duma continuerà a proteggere la libertà di espressione. Non sosteniamo alcun attacco diretto contro un’opera d’arte o contro la libertà della creatività”, si legge in una
dichiarazione della Commissione. “I cittadini hanno ogni diritto di
essere indignati e di esprimere il loro punto di vista. Ma è inaccettabile che l’indignazione si trasformi in aggressione e
vandalismo”, ha affermato il presidente della commissione Stanislav
Govorukhin, a sua volta regista. Oltre una quarantina di registi
avevano firmato una lettera aperta in difesa del film.

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