Pd, anche Errani se ne va: «I dem? Organici all’establishment»
Pd sempre più nel caos. Anche un “alto dignitario” come Vasco Errani se ne va, sbattendo la porta. «Detesto la deriva di questo partito: il Pd è ormai totalmente organico all’establishment, e al suo interno non c’è ascolto». Con queste parole fuoco, Errani ha a Ravenna formalizzato la sua uscita dal Partito democratico. «Ho sempre riconosciuto la leadership di Matteo Renzi – aggiunge Errani – l’avrei apprezzato se all’Assemblea nazionale si fosse alzato e avesse detto “vi ho ascoltato, non sono d’accordo con voi ma il progetto del Pd è più grande, quindi ritorniamo a discutere”. Ma non lo ha fatto».
Poi Errani tenta di smorzare i toni: «Non è stata una scelta facile voglio provare a fare un movimento che promuova un campo di idee, partendo da questi problemi. Vado dentro a una nuova avventura, sono sicuro che non si tratta di un addio, si tratta invece di dare un contributo per ritrovarci in un nuovo progetto». Ma si tratta comunque di un addio che pesa: l’ex governatore dell’Emilia Romagna mette il dito sulla piaga di un partito allo sbando. «Noi siamo cambiati da un virus autoreferenziale e una visione tolemaica che non è più in tendenza con il Paese e non ci permette di capire cosa sta succedendo nel Paese. Noi parliamo di noi, tra di noi e spesso non ci ascoltiamo e questo è diventato un problema serio, molto serio». Errani dice che i piddini ormai parlano a se stessi? In Italia se ne erano accorti già in parecchi.
Intanto gli scissionisti dei “Democratici e progressisti” annunciano sfracelli. Secondo alcuni sonaaggi una formazioe dei sinistra riunificata prendere il 9 per cento. È quanto basta per impensierire Renzi e i “lealisti” del Pd.