Napoli, nigeriano sequestra e violenta l’operatrice del centro d’accoglienza. Ancora

1 Feb 2017 10:12 - di Ginevra Sorrentino

È successo un anno fa a Fiuggi, succede regolarmente in Libia, dove nei vari centri di smistamento, prima della partenza per l’Italia e l’Europa, le donne vengono violentate, gli uomini torturati e soggiogati. Approdano sulle nistre coste dopo aver sibito umiliazini e abusi bestiali e nei nostri centri d’accoglienza sfogano su chi li accoglie e li aiuta rabbia, frustrazione e violenza inaudite. Si spiega così – e anche in molti altri deprecabili modi – come e perché un 25enne nigeriano ospite di un centro di accoglienza a Giugliano in Campania (Napoli) è stato arrestato dai Carabinieri per aver sequestrato e violentato un’operatrice.

Sequestrata nel centro d’accoglienza da un nigeriano

La ricostruzione dei drammatici accadimenti subiti da una operatrice del centro d’accoglienza campano indurrebbe a pensare alla premeditazione e organizzazione stemproanea dell’aggressione interrotta solo dall’intervento dei militari arrivati d’urgenza nell’hotel Le Chateau, usato come centro accoglienza nella zona di Varcaturo, a seguito di una chiamata al 112. Secondo quanto trapela, allora, il nigeriano si sarebbe introdotto nell’ufficio della donna, un’operatrice 62enne, e dopo aver bloccato la porta avrebbe cominciato a compiere atti sessuali su di lei. Mentre ciò accadeva, una collega dell’operatrice in quel momento sequestrata dall’immigrato ha bussato alla porta, e il 25enne ha lasciato che la vittima aprisse, per non destare sospetti e poter finire in tutta tranquillità quello che aveva inziato a fare. Ma la signora liquidata in modo sbrigativo, anche dallo sguardo terrorizzato della 62enne in quel momento in balia del nigeriano ha intuito che non tutto quadrava e che, anzi, stava accadendo qualcosa di grave dallo sguardo terrorizzato della 62enne. Così, ha dato l’allarme chiamando il 112. Giunti sul posto i Carabinieri hanno liberato la vittima e bloccato il 25enne nigeriano, che dopo le formalità di rito è stato portato nel carcere di Poggioreale.

Un abuso inflitto a chi lavora per l’accoglienza

Un caso, quest’ultimo napoletano, che reitera e rinnova il dramma delle donne che vivono quotidianamente a contatto con queste realtà migratorie, spesso degradate e violente. Un argomento a cui, come tristemente noto, ha fatto da sconvolgente spartiacque l’aggressione di massa perpretrata ai danni delle donne di Colonia nella notte di Capodanno 2015: come se ci fosse un prima e si attendesse – purtroppo – ancora un ulteriore “dopo”, di quel terribile attacco sferrato, oltre che contro le vittime di quel violento affronto, contro una intera collettività culturale: quella europea, quella occidentale, quella di chi ospita, che ha scoperto il fianco ad un sospruso non soltanto sessuale, rivendicato da chi, in fuga, a questa comunità chiede, fino ad imporla, un’accoglienza sempre più difficile da garantire da parte di chi apre le porte, e una disponibilità all’integrazione ostinatamente rinnegata da parte di chi arriva.

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