Incredibile: i “collettivi” devastano Bologna ma il Pd accusa i “fascisti”

11 Feb 2017 13:53 - di Monica Pucci

Anarchici, collettivi di sinistra, esponenti dei centri sociali? No, la colpa, anche a Bologna, è dei fascisti, secondo il Pd. «Quello che sta avvenendo a Bologna è surreale. Un branco di fascisti sta impedendo agli studenti che davvero desiderano studiare di poter accedere alla loro biblioteca», dice Ernesto Carbone, deputato dei Democratici, secondo cui, anche quando entrano in azione i teppisti di sinistra, basta usare la categoria dei fascisti per scaricarsi la coscienza. Invece i primi arresti per gli scontri all’Università di Bologna parlano chiaro: la destra, il fascismo, non c’entra nulla, c’entrano semmai i “compagni”…

Due manifestanti a processo
per gli scontri di Bologna

È in corso il processo al tribunale di Bologna per direttissima “per resistenza aggravata” contro due manifestanti che hanno partecipato agli scontri di ieri tra studenti, guidati dai collettivi universitari, e forze dell’ordine. Si tratta di un ragazzo e una ragazza fermati ieri. La Procura di Bologna ha chiesto la convalida del loro fermo. Contestualmente – spiega il procuratore capo Giuseppe Amato – abbiamo aperto stamattina un fascicolo in cui abbiamo valorizzato una serie di episodi contigui e ci determiniamo a chiedere alcuni provvedimenti cautelari al gip di Bologna nei confronti di alcuni soggetti” che sarebbero a loro volta colpevoli di resistenza aggravata. «Ci siamo presi questa responsabilità – prosegue Amato – e credo che ci debba essere una risposta che è coerente con le determinazioni che l’ufficio ha assunto oggi di chiedere la convalida delle posizioni delle due persone arrestate ieri. Abbiamo ritenuto in questo modo legittimo, l’operato della polizia giudiziaria intervenuta ieri. L’intenzione non è quella di mostrare inutilmente i muscoli, ma credo che una risposta ci debba essere. Queste manifestazioni violente devono cessare o diversamente vanno contrastate in maniera efficace cercando di valorizzare anche la tempistica dei processi». Al vaglio degli inquirenti 4 o 5 episodi a partir dall’autunno 2016, durante gli scontri per il caro-mensa, fino alla protesta anti-tornelli degli ultimi due giorni. L’ipotesi investigativa parte dalla resistenza aggravata ma dovrà anche valutare un’eventuale associazione nei reati.

Dietro gli incidenti
c’è una strategia precisa

«Non siamo in presenza di manifestazioni spontanee – dice Amato – ma le modalità con cui vengono organizzate dimostra che dietro c’è un disegno, una strategia. Il dato che emerge è che alcune figure si rivedono e partecipano ai fatti in maniera attiva e propositiva. Si tratta di manifestazioni violente, proditoriamente e premeditatamente, non è più accettabile». «Non possiamo oggi arrivare ad una sentenza per fatti di 3 o 4 anni fa, questa per me non è giustizia», conclude Amato.

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