Il “ventennio” del Carosello: ecco perché ci ha tanto cambiati (video e fotogallery)
Un sogno lungo 20 anni: esattamente 60 anni fa, il 3 febbraio 1957, andava in onda per la prima volta onda sul Programma Nazionale e poi sulla Rete 1 della Rai Carosello, il programma televisivo che scadenzava l’ora di andare a dormire per i bambini: Carosello rimase per molti anni fra le trasmissioni televisive più amate, un tipico appuntamento della famiglia italiana, tanto che ancora oggi la frase «a letto dopo Carosello» è tra i modi di dire entrati a far parte del lessico colloquiale. Un appuntamento irrinunciabile e seguitissimo , quello con Carosello, che ci ha raccontato, tra spot e sketches , l’Italia in cammino dal boom economico agli anni di piombo. E non è un caso che, la data di chiusura definitiva del programma televisivo di quello che oggi si definirebbe il pre-serale sia stata il 1º gennaio 1977…
Carosello, lo specchio di un paese dai valori forti
Un appuntamento quotidiano che si apriva con la celebre sigla – la più famosa e amata è quella andata in onda a partire dal 1962, con quattro panorami di città italiane— nell’ordine Venezia rappresentata dal Ponte di Rialto), Siena (con Piazza del Campo durante il Palio), Napoli (Via Caracciolo) e Roma (Piazza del Popolo)— e che mostrava ai lati un musicante (nell’ordine un chitarrista, un trombettiere, un mandolinista e un flautista). La colonna sonora rimase immutata per l’intero ventennio: si tratta di una versione strumentale di una tarantella napoletana risalente a circa il 1825, intitolata “Pagliaccio”. Erano quelle immagini e quelle melodie che ci introducevano a un appuntamento tv che, ci ha fatto sorridere e riflettere, che ci ha consigliato e affabulato senza che ci rendessimo neppure conto che quegli attori, quei caratteristi in prestito al piccolo schermo in cerca del frigorifero o pronti a cambiare dentifricio, erano le maschere dietro le quali si celavano i nostri stessi volti. Un regalo fatto elargito ogni sera agli italiani che, ben confezionato, si relazionavano con le novità di una nascente società dei consumi in un contesto legato alla tradizione nazional popolare. Quegli episodi, allora, in cui la reclamizzazione di un prodotto poteva addirittura essere raccontata a puntate, in più appuntamenti, rivelavano vizi privati e pubbliche virtù di un paese dai valori forti, ancora – fortunatamente – lontano da teorie gender e globalizzazioni che tanto hanno colpevolmente livellato – nel pubblico come nella sfera privata – fino ad azzerarle del tutto e a discriminarne il potenziale, differenze fondamentali e imprescindibili…
Quelle storiche occasioni in cui non poté andare in onda
Carosello veniva trasmesso quotidianamente dalle 20:50 alle 21:00, tranne il Venerdì santo e il 2 novembre. Poi per effetto dell’austerity – a testimonianza che davvero corsi e i ricorsi storici hanno giocato sempre la loro parte – la Rai fu indotta ad anticipare tutti i programmi della serata a partire dal Telegiornale, e dal 2 dicembre 1973 fu trasmesso alle 20:30. Rare, e davvero epocali, le volte in cui il programma fu sospeso: accadde per una settimana tra il 31 maggio e il 6 giugno 1963per l’agonia e la morte di papa Giovanni XXIII e per tre giorni dal 12 al 15 dicembre 1969, quando il Paese fu scosso dalla strage di piazza Fontana. Altre sospensioni più brevi si ebbero poi in occasione della morte di papa Pio XII (9 ottobre – 11 ottobre 1958), per le uccisioni dei fratelli John (22 novembre 1963) e Robert Kennedy (5 giugno 1968). Il 9 febbraio del 1971, infine, Carosello si arrese al futuro quando, a causa di un improrogabile collegamento via satellite per l’ammaraggio della navicella spaziale Apollo 14, la trasmissione non andò in onda. In quei quattro decenni in cui è stato trasmesso, allora, dagli esordi alla fine, furono presentati ai telespettatori 7.261 episodi: 7261 modi di descrivere il percorso di un paese che evidenziava ancora come forte la differenza tra metropoli e provincia e che, tra fasi alterne e difficoltà si preparava all’ingresso nella cultura consumistica. Un cammino le cui tappe, mediaticamente almeno, sono state fissate in quella irresistibile serie di filmati (spesso sketch comici sullo stile del teatro leggero o semplici intermezzi musicali) seguiti da messaggi pubblicitari.
I protagonisti di quella irresistibile rèclame
Del resto il Carosello – la prima versione dei consigli per gli acquisti che tanto avrebbero condizionato e favorito nascita e modelli della tv commerciale – poteva contare su un rigido format, congegnato in maniera da funzionare impeccabilmente. Del resto, Carosello non era e non poteva essere solo un contenitore di messaggi pubblicitari e a regolarne tempi e ritmi narrativi esisteva una scaletta che predeterminava in maniera rigidissima il numero di secondi dedicati alla pubblicità, il numero di citazioni possibili del nome del prodotto, il numero di secondi da dedicare alla narrazione spettacolare, la cui trama doveva essere di per sé estranea al prodotto. Forse anche per tutto questo, allora, alla realizzazione di Carosello che introdusse l’innovazione della réclame in un contesto che aveva il pregio di renderla gradevole (di più: amata) dal pubblico, parteciparono in veste di registi maestri del cinema del calibro di Luciano Emmer (che ne è considerato l’inventore), Age & Scarpelli, Luigi Magni, Gillo Pontecorvo, Ermanno Olmi, Sergio Leone, Ugo Gregoretti, Valerio Zurlini, Pupi Avati, Pier Paolo Pasolini, Federico Fellini e persino l’americano Richard Lester. Così come, tra gli attori in prestito allo schermo allora ancora catodico, ritroviamo personalità istrioniche del calibro di Totò, Eduardo, Peppino De Filippo, Erminio Macario, Gilberto Govi, Amedeo Nazzari, Ave Ninchi, e più tardi, attori come Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Aldo Fabrizi, Giorgio Albertazzi, Arnoldo Foà, Alberto Lupo, Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello, Bice Valori, Paolo Stoppa, Paolo Panelli, Carlo Dapporto, Mike Bongiorno, Corrado, Enzo Tortora, Carlo Campanini, Domenico Modugno e persino – tra gli stranieri – Frank Sinatra, Jerry Lewis, Jayne Mansfield, Orson Welles e Yul Brynner. E tanti, tanti altri ancora che citarli tutti diventerebbe davvero impossibile.
Gli antieroi dell’animazione per bambini
Carmencita, il Caballero e Paulista (l’eroe del caffè), Miguel son mi atteso a bordo di un veliero e lo sfortunatissmo Calimero, pulcino nero salvato dall’Olandesina, altra bambina prodigiosa che, insieme alla provvidenziale Maria Rosa dominavano la scena dell’animazione in rosa. Già perché il Carosello, specie aglio inizi degli anni Settanta, ha dato grande impuslo all’animazione destinata ai più piccoli. Una tv buona maestra, quella del carosello, anche se non ancora viziata dal politically correct e ossessivamente declinatra ai suoi diktat imperativi. Calimero era il nero discriminato e la salvezza arrivavca da una fanciulla bianca. la casalinga italiana non eraancora disperata e ribelle e tra provincia e città c’era una differenza che non animava un confronto ostile e parziale, anzi… Insomma, una realtà quotidiana pacifica, quella che si viveva negli spot del Carosello: anche perché, come Ernesto Calindri ha insegnato a lungo, «contro il logorio della vita moderna bastava bersi un Cynar»… Insomma, tra sketches comici e narrazioni didascalici c’erano in nuce tutti quei motivi di rivendicazione polemica e protesta sociale che sarebbero poi esplosi negli anni immediatamente succesivi alla sua chiusura.