Il sindaco di Goro difende la rivolta di Vitulano: non è razzismo
Sono passati quattro mesi dalla rivolta di Goro e Gorino quando, alla notizia dell’arrivo di un gruppo di richiedenti asilo, e della confisca dell’ostello per ospitarli, la popolazione locale scese in strada per innalzare le barricate e impedire l’accoglienza. Qualche giorno fa, una situazione identica si è rischiata anche nel Beneventano, a Vitulano, dove il sindaco ha chiuso una strada per imedire l’accesso a un centro d’accoglienza. E la conferma arriva proprio dalla cronaca del fatti: le strutture sono al collasso, gli amministratori locali abbandonati e l’emergenza continua e drammatica.
Il sindaco di Goro sul “caso Vitualano”
Le nostre città implodono e la rabbia dei loro abitanti sul punto di esplodere: continuamente. Ed è lo stesso sindaco di Gorino a confermarlo: «Così come successe da noi, ci sono alcune situazioni che non hanno trovato modo di essere gestite meglio ed è chiaro che poi comportano delle reazioni fuori controllo, che non sono determinate dall’essere razzisti», spiega e denuncia al tempo stesso il primo cittadino doi Goro, Diego Viviani, commentando i fatti di Vitulano. Il sindaco del centro sannita, Raffaele Scarinzi, nei giorni scorsi, attraverso un’ordinanza, ha detto no all’arrivo di altri profughi e chiuso con un cumulo di terra la strada di accesso al centro di accoglienza, salvo poi ripensarci una volta che il prefetto ha destinato altrove i rifugiati. E come ricordato anche poco sopra, a Gorino (frazione di Goro), nell’ottobre scorso, c’era stata una rivolta contro l’arrivo di alcune profughe nigeriane e i residenti avevano bloccato con delle barricate la strada percorsa dal pulmann che le trasportava. «Ciò che auspichiamo tutti nel prossimo futuro – commenta allora Viviani – è un dialogo con le Prefetture, in modo da avere certezze maggiori rispetto alla gestione e ai parametri dell’accoglienza che l’Anci ha stabilito con il ministero dell’Interno per la suddivisione delle quote».
Rivedere i diktat dell’accoglienza coatta
Non solo: in base a quanto dichiarato in queste ore da Viviani andrebbe anche modificata la questione della «volontarietà» dell’accoglienza perché «dovrebbe esserci una posizione diversa». In altre parole, l’ospitatlità coatta – sembrerebbero invocare le amministrazioni cittadine letteralemnte invase dal problema immigrazione selvaggia – va ridisegnata in considerazione della realtà in cui versa il paese che è chiamato ad ottemperare ai suoi principi. Non basta, insomma, ridistribuire in nome e per conto di un flusso massiccio e ininterrotto di migranti e profughi; a riguardo, però, il primo cittadino di Goro si dimostra speranzoso. «Abbiamo visto un piglio diverso dopo gli interventi del ministro Marco Minniti – dice Viviani –, un cambio di marcia deciso e un approccio diverso». Intanto a Gorino, a 4 mesi dalla rivolta dei residenti, il Comune non è riuscito a trovare degli spazi per ospitare i migranti oltre all’ostello del paese che, requisito dalla Prefettura, avrebbe dovuto ospitare le profughe in arrivo. «Abbiamo provato a trovare altre soluzioni, ma erano sprovviste di impianti termici e d’inverno non sono adeguate, continuiamo a cercare», spiega Viviani. E a sperare in una soluzione più adeguata per tutti.